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L’attuale situazione pandemica ha cambiato molte cose e ha insinuato in tanti la paura dell’altro, specie se non si conoscono le sue normali abitudini e non lo si ha sotto controllo. È il caso, ad esempio, del settore del sesso e della prostituzione. L’emergenza sanitaria ha svuotato le strade: non potevano starci né le prostitute e nemmeno i clienti. Una piacevole situazione per tanti, specie in città grandi come Torino, dove si sono viste le solite zone tempestate di “signorine sui marciapiedi” finalmente libere e tranquille, un peccato, quasi, non potervi circolare.

Per molti questa momentanea interruzione della prostituzione di strada potrebbe essere l’occasione per regolarizzarla, per ovviare così in qualche modo al traffico di donne da Paesi meno fortunati e per aumentare la sicurezza nel settore che, volenti o nolenti, è comunque un business che ha un gran giro clienti. Le case chiuse, dopotutto, in altri Paesi, come la Germania, funzionano e pagano le tasse come una qualunque altra azienda allo Stato.

Mercato del sesso: due facce la stessa medaglia

Escort via web: come si cambia pur di lavorare

La necessità di distanziamento sociale ha costretto tante di queste professioniste a reinventarsi, pur di non dover interrompere totalmente la propria attività. La soluzione è stata lo smart working, come in tanti altri settori. La prostituzione ai tempi del Covid-19 è via web cam con videochat, utilizzando pagamenti digitali e siti di annunci escort a Torino (o della relativa città).

È necessario che anche la clientela sia ovviamente fornita degli strumenti indispensabili per accedere al servizio e che abbia, come elemento in più per apprezzarne i risvolti, la giusta fantasia. Il “tatto”, nel sex smart working, diventa infatti “contatto-virtuale”. Dal momento che cambiano le modalità, secondo quanto dice chi del settore, sono cambiate anche le tariffe e di conseguenza per mantenere gli stessi introiti sono aumentate le ore di lavoro.

A cambiare pare essere anche il target, visto che si è abbassata la fascia d’età in relazione alla dimestichezza con la tecnologia.

Dalla strada alla Caritas: tante le donne in difficoltà

L’altra faccia della medaglia nella prostituzione ai tempi del Coronavirus è quella più triste e nera, quella di chi non ha i mezzi, la possibilità, le capacità di riconvertire il proprio business ai tempi del distanziamento sociale. In tante sono le prostitute che con le ordinanze attuali si sono ritrovate di punto in bianco a non aver più di che vivere o, peggio, a non aver più di cui nutrire i propri figli. Ecco perché c’è stato un grande afflusso di queste donne alla Caritas.

Innumerevoli anche le chiamate alle associazioni che si sono fino ad oggi occupate di monitorare il mondo della prostituzione e di assisterle, anche se le difficoltà non sono state poche poiché anche qui si è passati dall’intervento “sul campo” in strada alle telefonate, assistendo come si può chi in particolare momento di bisogno.

Si va verso una regolarizzazione?

Un’attività come questa nella quale il contatto è sostanzialmente tutto sarà sicuramente l’ultima a ripartire e lo farà di certo con dei cambiamenti non indifferenti, a meno che non si scopra un vaccino. Solo con questo infatti si potrà tornare anche qui alla normalità.

Per tante donne questa fase di difficoltà e la necessità per tutti di avere un maggior controllo sotto il punto di vista sanitario, potrebbe essere l’occasione per una regolarizzazione che sono le stesse professioniste a desiderare da tempo. Dopotutto escort e prostitute sono invisibili, magari, ma c’erano, ci sono e ci saranno sempre.