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Un vaccino contro la confusione sarebbe cosa buona e giusta. Perché ci risiamo, è tornato il tam-tam di opinioni contrastanti di medici e virologi sui media nazionali. Non tutti la pensano allo stesso modo sul contrasto al Covid-19, nonostante l’avvento del vaccino sulla scena. Un elemento impossibile da sottovalutare, visto che qualche mese fa per ovvie ragioni era auspicato ma non ancora presente. 

Hanno fatto rumore, in particolar modo, le affermazioni di Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute: “Contro il pericolo generato dalle nuove varianti serve un nuovo lockdown nazionale”, ha dichiarato il collaboratore di Roberto Speranza trovando l’ottima sponda del virologo e professore dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, che ha rilanciato: “Siamo nei guai, serve un lockdown come quello di Codogno nelle zone in cui si è accertata la presenza di nuove varianti del covid-19 come quella inglese o quella sudafricana. Le zone rosse non servono più”. Apriti cielo. 

Le parole hanno scatenato reazioni in esponenti del mondo politico, ma non solo. A fare da contraltare sono stati altri esperti in camice bianco come Burioni e Bassetti. Il primo ha invitato a individuare nel vaccino il principale elemento di contrasto al coronavirus: “Il problema non si risolve con le chiusure, quelle servono solo a guadagnare tempo. La soluzione è il vaccino, è una cosa molto difficile trovare un’efficacia sul campo maggiore di questa. Sbrighiamoci”.

Ancora più duro Bassetti, che non è andato per il sottile attaccando Ricciardi: “Se c’è da mettere un’area in zona rossa facciamolo subito, ma evitiamo di continuare a parlare di chiusure nazionali, qualcuno è diventato un disco rotto”, con chiaro riferimento al consigliere di Roberto Speranza. Dello stesso avviso Vaia, direttore dello Spallanzani di Roma: “Il nostro laboratorio sta lavorando sulle varianti che devono destare attenzione, non panico. Non si tratta di aggravare le misure ma di applicare quelle che abbiamo già. Le varianti non siano una clava politica, a questo dico un netto no”. 

Il risultato è una confusione di cui i cittadini, già enormemente provati sul piano psicologico da mesi di restrizioni e lotta al virus, farebbero volentieri a meno. Sarà per questo che il primario del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, ospite della trasmissione di La7, “L’Aria che Tira”, stavolta proprio non ce l’ha fatta a partecipare alla discussione: “Le sarei immensamente grato se evitasse di farmi partecipare a questo scambio di opinioni”, ha risposto alla conduttrice Myrtha Merlino. Lui che in passato il discorso l’aveva spesso alimentato regalando ai quotidiani titoli da Pulitzer. Un passo avanti, quasi un miracolo. O forse, più banalmente, esperienza.