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Napoli – “Il compito che abbiamo non è quello di alimentare le tensioni, le tifoserie ma è quello di favorire, in qualche caso anche con i silenzio, un clima di ripresa delle iniziative diplomatiche. Non so se l’invio di armi in ucraina contribuirà alla ripresa di un dialogo”. Così in diretta Fb, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. “L’Italia fino a qualche giorno ha avuto una posizione timida, ora oltranzista dobbiamo mantenere la calma – ha sottolineato – non vorrei che qualcuno che ci ricordasse che 80 anni fa l’Italia invase l’Ucraina e la Russia”.

“Non so quanto è utile interrompere i rapporti sul piano culturale con chi è di nazionalità russa, non so a che cosa serva sul piano della cultura, del teatro, dello sport. Anziché favorire il dialogo e la distensione, con gli ultimatum non aiutiamo la battaglia per la pace, la danneggiamo”, continua il presidente della Regione Campania che chiama in causa l’esclusione dalle Para-olimpiadi degli atleti di nazionalità russa. “Mi domani cosa c’entrino gli atleti disabili russi con l’aggressione all’Ucraina, cosa avrebbero dovuto fare? Non vorrei che aggiungessimo alla barbarie dalle guerra ingiustizie del tutto ingiustificate. Se si rifiuta la collaborazione di un esponente musicale perché non parla della guerra in Ucraina, poi non possiamo chiedere di venire alle Olimpiadi in Italia esponenti della Cina popolare. Stiamo attenti alla semplificazione ed alla demagogia”. Poi ribadisce “l’allarme della Regione rispetto alle case di comunità, 169, che dobbiamo realizzare. Ad oggi nessuno ci ha detto con quale personale teniamo aperte e gestiamo le case di comunità”.

Sulla Sanità ha aggiunto: “Francamente è una situazione incredibile voglio ripetere in maniera chiara che se non si decide qual è il personale da assumere nella sanità pubblica, l’ipotesi di aprire le case di comunità resta sulla carta e rischia di rimanere una iniziativa propagandistica senza nessun risultato pratico”.

De Luca sull’accoglienza ai profughi: “Massima disponibilità ad accogliere profughi ucraini, abbiamo già oggi in Campania decine, centinaia di profughi. Ma dobbiamo fare attenzione a un aspetto del problema: dobbiamo garantire che sul piano sanitario non ci siano diffusioni di contagio. Purtroppo sia in Russia che in Ucraina la popolazione vaccinata contro il Covid è del 35%. Molti profughi non sono vaccinati. Quindi nel momento in cui, come è doveroso, apriamo le braccia ai profughi, dobbiamo anche sapere che dobbiamo stare attenti”. “Bisognerà osservare una quarantena temporanea e fare i tamponi – aggiunge – Metteremo in campo una campagna di vaccinazione, dobbiamo evitare il rischio che si accendano focolai di contagio o arrivino varianti che non conosciamo”.

Poi chiude con un incontro culturale, a Ravello, tra esponenti russi e ucraini per “consentire una ripresa di contatti, di solidarietà, di amicizia e di rispetto reciproco”. Cercheremo di seguire qualche indicazione che dava Gino Strada o che ci viene da esponenti del mondo religioso che hanno fatto in questi anni un lavoro prezioso, come la Comunità di Sant’Egidio. Cercheremo di seguire le indicazioni che vengono dal Pontefice”.