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Fabrizio Corona e parte del cast di ‘Mare Fuori’ protagonisti nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino di Napoli dove è andato in scena il convegno ‘Gioventù sospesa’. 
L’incontro, organizzato da Confesercenti Napoli e Campania e promosso dal consigliere Luigi Carbone e dallo studio penalistico MGS con il patrocinio del Comune di Napoli, è stato introdotto dal presidente Vincenzo Schiavo: “Vorremmo trovare quelle opportunità che permettano di dare seriamente la speranza a chi ne ha bisogno. Ci impegneremo tutti i giorni affinché i ragazzi che arrivano da Poggioreale, da San Giovanni, Scampia e altri quartieri difficili della città siano ben accolti nella nostra società. Perché lì dove c’è speranza c’è la possibilità di andare avanti e di vivere al meglio”. 

Sento sempre forte il legame con Napoli, specie quando ci sono iniziative del genere, sono qui per raccontare la mia esperienza, con la speranza che possa essere utile ai giovani. Il sistema carcerario – ha spiegato Corona ha bisogno di una riforma radicale, a partire da come viene gestita l’esecuzione della pena, che non deve essere per forza scontata dietro le sbarre perché ci sono altri modi migliori e costruttivi, ma ci sono tanti cavilli burocratici che non permettono di accedere alle pene alternative. Bisogna fare in modo che il lavoro alternativo sia la base della concezione di un carcere che serva per rieducare e non per punire, come invece viene spesso fatto nel nostro Paese. Il 41 bis va senza dubbio rivisto, e non serviva lo sciopero della fame di qualcuno per rivisitarlo, andava fatto già prima. 

Credo che sia giunto il momento da parte del nuovo governo – ha concluso il fotografo – di abolirlo. Siamo il paese più condannato della Comunità Europea. A noi non servono a niente le parole che vengono utilizzate solo per campagna politica. E’ giunta l’ora di un cambiamento radicale”. 

Un seminario ricco di testimonianze per parlare di detenzione, una tematica tanto delicata quanto attuale, e per riflettere sulla situazione negli istituti penitenziari minorili e sul ruolo che costituzionalmente dovrebbero avere: “La nostra mission sarà quella di favorire una intesa tra Istituto di Pena minorile e istituzioni comunali, imprese e associazioni per proiettare il minore all’acquisizione di competenze lavorative presso cooperative o aziende che possano favorire il reintegro in società, già nella fase della detenzione – ha spiegato Gennaro Demetrio Paipais, consigliere comunale e avvocato penalista – così come espressamente previsto in materia di esecuzione delle pene nei confronti dei condannati minorenni”. 

All’incontro sono intervenuti anche il Garante per i detenuti della Campania Samuele Ciambriello, il direttore dell’Istituto penitenziario minorile di Nisida, Gianluca Guida e Rita Bernardini dell’associazione ‘Nessuno tocchi Caino’ e l’associazione ‘Miniera‘: “La speranza è che in questa aula oggi ci siano le premesse per l’attuazione della rieducazione della pena. La rieducazione non è un concetto astratto, diventa possibile laddove ci sia una rete di persone pronte a divenire una forza che metta a disposizione crei dei mezzi affinché l’integrazione sociale e la rieducazione siano effettivi e non soltanto un concetto astratto. ‘Mare Fuori’ ha abbattuto le disuguaglianze sociali. I giovani lo guardano perché vedono in questa fiction rappresentato il disagio minorile. Ed è un disagio che appartiene a tutte le classi sociali”.