Aggiornamento – Un “nucleo” di una quindicina di persone gestiva l’associazione fraudolenta operativa in tutta Italia, ma il vertice era in Campania. Secondo gli inquirenti si tratta di Giuseppe Oliva, 50 anni di Aversa (Caserta). É lui, conosciuto come “Pippo”, secondo le Fiamme Gialle, ad aver organizzato e promosso il sodalizio criminale “a dirigere l’intero processo di formazione e successiva creazione di crediti fittizi”, si legge nelle carte giudiziarie, “di società risultate cartiere”.
A preparare la documentazione falsa necessaria per le fatture fittizie, era il suo braccio destro, Antonio Lombardi, 69 anni di Orta di Atella (Caserta), oltre ad essere il legale rappresentate di una delle società usate nel raggiro, la ‘Winner srl’. Insieme con lui, negli uffici della ‘Credimatto’, ai documenti falsi lavorava anche Federica Campopiano, 22enne di Napoli, la quale predisponeva anche “false domande di finanziamento in favore di soggetti terzi”, scrivono i pm partenopei, e gestiva il denaro “destinato ai consulenti e professionisti coinvolti nel sistema delittuoso”, oltre a gestire i rapporti tra consulenti e Oliva. Ad aiutarla era anche Francesco Lombardi, alias “Ciccio”, 34 enne di Napoli, che a sua volta preparava documenti fasulli e dava “consigli tecnici e soluzioni operative strumentali al perfezionamento delle condotte fraudolente”.
Ore 7,30 – Beni per 52 milioni di euro, tra 640 conti correnti, 62 appartamenti e 25 auto sono stati posti sotto sequestro preventivo in una operazione condotta dalla Gdf di Varese in esecuzione di un decreto disposto dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura. Le persone indagate sono 65. L’indagine ha permesso di scoprire una associazione per delinquere che operava attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di numerosi prestanome, società cartiere, con il concorso di numerosi professionisti compiacenti, finalizzato alla creazione di fittizi crediti Iva, quantificati in circa 52 milioni di euro, utilizzati per poi effettuare indebite compensazioni tributarie, sottraendo all’Erario le imposte dovute.
Il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Napoli ha interessato 39 persone fisiche e 30 società. Gli indagati di numerosi reati tributari, da quante emerso, erano in grado di falsificare documenti di qualsiasi genere: dichiarazioni fiscali, fatture, timbri e sigilli di Stato, brevetti, perizie giurate, asseverazioni, il tutto per creare la documentazione necessaria a far apparire, fittiziamente, la veridicità degli ingenti crediti Iva commercializzati e così alimentare il mercato fraudolento. Uno dei metodi utilizzati per frodare il fisco, secondo l’accusa, era la predisposizione di brevetti inesistenti e di false asseverazioni giurate relative ad acquisti di “beni ammortizzabili” per diversi milioni di euro formalmente sostenute per l’acquisto di falsi brevetti dal momento che, da un lato, costituiscono il prodotto dell’ingegno di persone fisiche e giuridiche risultate soggettivamente e oggettivamente prive di adeguate competenze tecniche e professionali e, dall’altro, risultano oggetto di plurime cessioni a più società e di diverse valutazioni dì stima da parte del medesimo professionista. I principali componenti dell’associazione si avvalevano di professionisti compiacenti, commercialisti, revisori contabili, ragionieri, consulenti del lavoro ed ingegneri. La creazione di falsi crediti Iva avveniva anche attraverso fittizie cessioni a persone giuridiche appartenenti a Stati membri dell’Unione Europea, dunque operazioni economiche non soggette all’imposta sul valore aggiunto e con la predisposizione di operazioni passive fittizie e di operazioni attive in regime di non imponibilità. Nel complesso è stata accertata nell’indagine della procura di Napoli, evasione all’Iva per oltre 40 milioni di euro e all’imposte sui redditi e all’Irap, a seguito della constatazione di oltre 42 milioni di ricavi non dichiarati e costi indebitamente dedotti.