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di Giovanna Fusco

In un ambiente come quello in cui viviamo, così dinamico, complesso e in costante evoluzione, non è facile scegliere tra un lavoro autonomo e uno da dipendente. Questo perché moltodipende dai propri interessi, dai propri bisogni e dalle proprie aspettative: non esiste scelta giusta o sbagliata, tutto è estremamente soggettivo.

Chiaro è che non si possono ignorare caratteristiche oggettive che differenziano le due tipologie: durata della giornata lavorativa, sede fisica dell’attività, diritti dei lavoratori e versamento di tasse e contributi.

Quindi quale scegliere valutando pro e contro?

Partiamo dallo stipendio. Quando si parla di lavoro dipendente una delle cose a cui si pensa prima è la stabilità lavorativa: l’azienda infatti si pone l’obiettivo di pagare lo stipendio del proprio dipendente mensilmente, insieme ai contributi pensionistici, alla tredicesima e, quando occorre, alla quattordicesima. Qualora desiderasse, però, un aumento, dovrà concordarlo con il proprio capo e con gli addetti alle risorse umane. Un libero professionista, al contrario, non avrà mai certezza di quanto guadagnerà, potrà fare una stima, potrà avere momenti particolarmente favorevoli, ma in ogni caso non potrà definirlo con assoluta precisione. Inoltre tutto l’aspetto legato al versamento dei contributi e all’aspetto contabile sarà a suo carico. Chiaramente non dovrà dipendere da nessuno, sarà libero nella gestione delle proprie giornate e dei propri impegni.

Orari e luoghi di lavoro. Qui la differenza è piuttosto marcata: il dipendente ha di prassi un orario fisso e preciso che corrisponde alle 40 ore settimanali, insieme ad una sede di lavoro stabilita. Dovrà far riferimento al responsabile d’azienda per variazioni o cambiamenti dettati da condizioni personali. Il libero professionista, invece, ha una maggiore flessibilità, ma ciò non toglie che spesso lavori più del dovuto per riuscire a portare a termine il proprio programma, le scadenze o gli ultimi impegni. Circa il luogo di lavoro, successivamente alla crisi pandemica, qualcosa sta cambiando: sempre più aziende, comprendendone le potenzialità, ricorrono allo smart working e i liberi professionisti fanno uso deicoworking.

Tassazione. In entrambi i casi una cosa è d’obbligo, versare le tasse. Nel caso di un dipendente sarà l’azienda di cui fa parte a occuparsi di versare tasse e contributi, allo stato e all’ente di previdenza che, al termine della carriera lavorativa, erogherà la pensione al lavoratore. Un libero professionista dotato di partita IVA deve occuparsi di tutto in autonomia: oltre al versamento dei contributi previdenziali, si dovrà occupare ogni mese di adempiere alle scadenze fiscali. L’apertura in sé della partita IVA non costa nulla, ci si impiegano pochi minuti e al momento zero spese. I costi circa il mantenimento, però, non sono banali, quindi si tratta di una scelta ponderata e pensata.

Ferie. Altro aspetto da tenere in considerazione è riferito alle ferie. Un dipendente ha diritto ad un tot di ferie maturate e stabilite dal proprio contratto di lavoro. Il libero professionista deve stabilirle con cura in base al proprio personale piano di programmazione e, quindi, risulta difficile definirle con precisione.