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Resta ancora da scrivere la parola fine nella battaglia giudiziaria che nel recente passato ha visto contrapposti alcuni comuni sanniti e la Samte in merito al costo di conferimento del rifiuto indifferenziato allo Stir di Casalduni. 

Ne è convinto Domenico Parisi (in foto), giovane sindaco di Limatola nonché dirigente di Alternativa Popolare. Che potrebbe trovarsi presto al suo fianco numerose altre fasce tricolori. A partire da quella più ‘pesante’ espressa dal territorio sannita: Clemente Mastella.

Mi sono confrontato con il primo cittadino di Limatola per cercare di seguire una linea comune sulla questione Samte” – ha raccontato ieri mattina l’inquilino di palazzo Mosti, nel corso della seduta di Consiglio dedicata proprio al tema rifiuti,

E la ‘linea’ è stata già messa nero su bianco in una lettera inviata da Parisi ai vertici della Samte e, per conoscenza, al Prefetto e al Presidente della Provincia.

I fatti li conosciamo: a seguito della delibera presidenziale n.123 del 23 giugno 2015, la tariffa per lo smaltimento del rifiuto indifferenziato veniva aumentata, unilateralmente, dall’importo di 109,09 euro a tonnellata all’importo di 199,03 euro, sempre a tonnellata.

La reazione dei Comuni si sostanziava in una aspra battaglia a colpi di carte bollate a cui ha posto la parola fine, lo scorso giugno, il Consiglio di Stato, stabilendo la legittimità degli aumenti deliberati dalla Rocca dei Rettori.

Nasce da questa sentenza il maggior costo per le amministrazioni comunali, chiamate a pagare alla Samte la differenza tra quanto versato (120 euro Iva inclusa a tonnellata) e la somma effettivamente dovuta (199,03 euro Iva esclusa) negli anni 2014 e 2015.

A ricorrere era anche Limatola ma la sua causa è tutt’ora pendente.

Pertanto, – scrive Parisi – ogni vicenda in merito alla legittimità o meno delle somme richieste è, allo stato, ancora sub iudice”.

Ma c’è di più. Un elemento di novità nel dibattito ‘scoperto’ e introdotto nel dibattito dall’amministrazione di Limatola. Il Consiglio di Stato, infatti, con una sentenza del 30 giugno scorso, ha stabilito: “I Presidenti delle Province sono investiti del compito di fissare la tariffa provinciale per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati, con obbligo di copertura integrale dei costi mediante imposizione dei relativi oneri a carico dell’utenza e la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti, benchè formalmente unitaria, si compone di due voci distinte e separate, la prima di competenza provinciale (volta a coprire gli oneri derivanti dal trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti) e la seconda di spettanza comunale (per le residue voci di costo di raccolta e trasporto sopportate a livello locale)”.

Insomma, a farla breve, l’aumento non può pesare esclusivamente sulle spalle dei Comuni e dunque sulle tasche dei cittadini. “L’operazione arbitraria effettuata da Samte di porre l’aumento in maniera indiscriminata e totalmente a carico dell’Ente – scrive Parisi – è destituita di fondamento giuridico e se applicata acriticamente può essere fonte, per le amministrazioni, di danno erariale”.

Infine, Parisi contesta, come già fatto in passato da altri sindaci, la violazione – da parte della Provincia – del principio di irretroattività degli atti tributari.

La delibera 2015, come noto, aumentava il costo per il conferimento allo Stir anche per l’anno precedente. Altra scelta da censurare: “La Provincia di Benevento, e prima ancora ancora gli amministratori della Samte, avrebbero dovuto tempestivamente segnalare ai comuni il prevedibile incremento del costo di conferimento dei rifiuti nello Stir di Casalduni, in modo da consentire a questi ultimi di adeguare le relative previsioni di bilancio ed evitare al contempo di esporre le amministrazioni ad un defatigante contenzioso tributario e alle connesse responsabilità erariali derivanti anche dalla necessità di procedere, ad esercizio finanziario ormai concluso, al riconoscimento di debiti fuori bilancio in assenza di idoneo presupposto di legge”.

Tanto più, puntualizza Parisi, che la Provincia era stata informata già nel 2012 che il costo per il conferimento della frazione secca tritovagliata al termovalorizzatore di Acerra sarebbe stato di 70 euro a tonnellata.

In conclusione, a differenza di quanto sta accadendo nel resto del Sannio, dove i Consigli comunali proprio in questi giorni stanno votando tariffe particolarmente alte per i cittadini proprio in virtù della sentenza del Consiglio di Stato che lo scorso giugno stabiliva la legittimità degli aumenti Samte, Limatola non pagherà.

In attesa della ‘sua’ sentenza e nella convinzione che, comunque, il conto presentato dalla partecipata della Rocca va rivisto perché la stessa Provincia deve compartecipare alle spese,

Linea che ora anche altri Comuni, a partire – dicevamo – da Benevento, potrebbero sposare.

Un motivo di speranza per le amministrazioni e i contribuenti, un motivo di preoccupazione per Samte e Provincia.