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Salerno – “Siamo in prima linea, non per difendere un film ma per promuovere una battaglia di legalità. Per denunciare e raccontare storie positive contro la criminalità organizzata”. Così il giornalista professionista Gaetano Amatruda che cura l’ufficio stampa del film ‘Terra mia, non è un Paese per santi’ con la regia di Ambrogio Crespi.

Il giornalista salernitano, per Index Production, cura la comunicazione dei progetti.

La pellicola della quale si parla racconta la reazione della comunità di San Luca alla Ndrangheta, con Klaus Davi e con protagonisti locali e nazionali.

La Biennale di Venezia ha escluso il film, non per una valutazione sul merito ma per l’eccessivo numero di produzioni, e si è scatenato tutto il mondo politico. In maniera bipartisan.

Per chiedere la presenza del film al festival sono intervenuti tutti, da Sgarbi alla Meloni. Da Cesa alla Gelmini, la Bernini e la Polverini. Poi ancora Librandi e Portas del Pd, la Lunesu della Lega ed ancora Marco Taradash di Più Europa. Il capogruppo di Forza Italia in Campania, Armando Cesaro.

La decisione della governance del Festival di Venezia di dire NO al film  è uno schiaffo ai cittadini calabresi ed a tutti quelli che costruiscono legalità e speranze”.

C’è una certa ‘intellighenzia’ che vive dei luoghi comuni, che soffia sulle banalità senza registrare i fenomeni che cambiano, senza invertire le narrazioni. San Luca, per questi signori, è il Paese della Ndrangheta, un simbolo del male e non hanno, in questa narrazione, cittadinanza storie diverse. Ed allora si dice NO a chi ha provato a raccontare un’altra storia. Perché San Luca deve rimanere il Paese del non voto, quello delle cosche. Perché Casal di Principe deve essere camorra, perché Scampia deve essere la piazza dello spaccio, Corleone il Paese della mafia. Da qui bisogna ribellarsi, perché i fiori devono nascere dove è più arido il terreno. In questi luoghi bisogna raccontare la rivincita dello Stato”, conclude Amatruda.