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Salerno – Sensazioni strane frutto di una mediazione lunga e delicata tra mondo laico e Curia. Per la prima volta nella millenaria storia del rapporto tra Salerno ed il suo Santo Patrono la statua di San Matteo ha ufficialmente lasciato la cripta del Duomo il 18, bel tre lune prima della giornata a lui consacrata, per essere solennemente posata nell’atrio del Municipio. Da mattina a sera per un pellegrinaggio di fedeli che, per la verità, non c’è stato. Di fatto la scelta ha inflazionato l’importanza del Santo la cui presenza avrebbe meritato ben altra cornice di affetto e devozione: la stata più sacra di Salerno posata e presidiata nell’atrio di un palazzo che di lunedì – di fatto – è un grande ufficio con gente e carte che salgono e scendono, con persone per nulla attente– perché in altro affaccendate – alla sacralità.
Pochi, pochissimi i fedeli presenti che, proprio in quanto tali, restano ancorati alla tradizione della venerazione del 21, quando tutto si ferma per rendere omaggio all’Apostolo. “Chi ama Salerno non accetta i contentini: San Matteo ha benedetto sempre la città ed i salernitani entrando nella loro casa comune il 21 e non il 18”, scrive, rizelata, la community ‘Solo per chi ama Salerno’. A sintetizzare, non senza una punta di (amara) ironia, è poi l’avvocato Alfonso Botta: “In bella mostra come un oggetto da ostentare. Oltretutto in un palazzo del ventennio tra due vigilesse in divisa nera…apologia di reato. La legge Fiano non dà scampo. Riportatelo nella Cattedrale dove merita di stare. Chi vuole rendere gli onori al Patrono lo faccia nella sua dimora mettendosi in ginocchio”.