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Salerno – Alle 14 del 21 dicembre anche il consigliere comunale Elisabetta Barone ha firmato la petizione online rivolta al sindaco del Comune di Salerno. Il suo nome attesta le firme al numero 522.  A latere, Elisabetta Barone ha affermato: “Chiedo a tutti di firmare questa petizione per cercare di arrestare il saccheggio della città perpetrato ininterrottamente dall’amministrazione a danno dei cittadini e delle nuove generazioni. La nostra città ha già subito ferite non rimarginabili. Il rischio è di vedere completamente e irrimediabilmente deturpata l’immagine della città. E come sapete bene dall’urbanizzazione degli spazi derivano le condizioni di vivibilità dei suoi cittadini. La storia non è mai un destino ma risultato di una scelta. Vi prego di firmare e di condividere  per bloccare l’asta che metterà in vendita pezzi significativi del nostro fronte mare”.

La lettera aperta al sindaco in calce alla quale si chiedono le firme è quella del movimento Deep – Democrazia e Partecipazione. Redatta il 18 dicembre, Si intitola “Salviamo Salerno – Fermiamo la vendita della città”.

La lettera“Egr. sig. Sindaco, ci rivolgiamo a lei perché riteniamo che, indipendentemente da chi l’ispira, lei sia il maggior responsabile delle scelte urbanistiche che si stanno attuando a Salerno. Pur ricoprendo la carica ‘solo’ dal 2016, quando chi l’ha preceduta aveva già profondamente sfregiato la città con trasformazioni urbane irragionevoli e fortemente speculative; su di lei incombe la grave responsabilità di aver agito e di agire in perfetta continuità, promuovendo un uso del suolo non meno sciagurato.

In questi giorni giunge l’ennesimo atto di depauperamento della città attraverso l’alienazione di immobili di primaria importanza: le spiagge del Siulp, dei Finanzieri, del Lido La Conchiglia, il campo Volpe sulla litoranea.

Dopo aver privatizzato il demanio per consentire la realizzazione del Crescent e della pseudo piazza pertinenziale, dopo aver svenduto la Centrale del Latte e numerosi altri beni, è ora la volta di altri immobili strategici, situati in prossimità della linea di costa che, per loro natura, dovrebbero restare di proprietà pubblica ed essere destinati alla pubblica fruizione.

Tra questi, oltre ai lidi, colpisce la vendita dell’area del campo Vincenzo Volpe, attrezzatura sportiva pubblica interamente ristrutturata nel 2014 con l’impegno di 1,5 milioni di euro, per due terzi a debito. Oltre quattro ettari situati a ridosso della zona industriale e a meno di 50 metri dal mare, ‘opportunamente’ valorizzati sul falso presupposto che rientrino nella ‘città compatta’ e dunque resi edificabili per ben 17.597 metri quadrati, pari a circa 60.000 metri cubi. Altre quattro torri vista mare.

Questa scelta non è determinata da alcuna strategia urbanistica degna di questo nome. È solo l’ennesimo intervento-spot, uno dei tanti che, senza alcuna logica che non sia quella del profitto, la sua Amministrazione sta disseminando in città.

Lei è architetto e quindi dovrebbe sapere che questi interventi non contribuiranno mai al miglioramento della città esistente, su cui si incistano come parassiti senza farne davvero parte e senza creare o migliorare gli spazi urbani che – come ammoniva Bohigas – ne sono la vera essenza.

Ed è certamente consapevole del danno arrecato al territorio, che, come le avranno insegnato, è una risorsa non riproducibile che mai, ma proprio mai, dovrebbe essere piegata ad interessi che non siano quelli della sua tutela e dunque della collettività.

Oltre all’impoverimento patrimoniale che consegue a tale feroce programma di alienazioni, c’è dunque l’ulteriore, e forse più grave depauperamento che consegue ad un uso del territorio finalizzato, più che alla corretta gestione urbanistica della città, a fare cassa per continuare a dilapidare risorse o per coprire i buchi di un bilancio stremato da anni di gestione scellerata.

Riteniamo che quanto sta accadendo vada contro la città di Salerno e, soprattutto, contro le prossime generazioni, a cui lascerete un comune più povero e un territorio irrimediabilmente sfregiato da gestire.

La invitiamo pertanto a fermarsi. La invitiamo a sospendere le procedure di alienazione dei beni pubblici in corso, a riflettere e a chiedersi se sia opportuno continuare a disseminare ovunque interventi edilizi completamente avulsi dal contesto, insuscettibili di diventare a loro volta città.

E soprattutto, la invitiamo a smetterla di attribuire questa serie di trasformazioni urbane senza urbanistica al genio indiscusso di Oriol Bohigas di cui, spiace dirlo, sta infangando la memoria. Se intende continuare così, non si nasconda. Si faccia carico delle sue responsabilità. Dovrà risponderne, se non ad altri, alla città e alle prossime generazioni”.