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Colliano – Sono stati ascoltati dai giudici della Prima Sezione Penale del tribunale di Salerno presieduta dal magistrato Mariella Montefusco, su richiesta del difensore, l’avvocato cassazionista Alfredo Lo Pilato, i due pastori di Calabritto, Lorenzo e Gerardo Raimo, rispettivamente padre e figlio, entrambi imputati insieme ad altre persone, nel processo per le bombe carta che esplosero davanti a night e bar nel 2017 nella Valle del Sele.
I due, finirono nella maxi indagine dei carabinieri sugli attentati esplosivi ai danni delle attività commerciali nella Valle del Sele. Indagini che due anni fa, videro gli inquirenti individuare e fermare : Biagio Scaglione, Mirica Mirela Simion, Daniele Vuocolo, Gerardo Sandro Falcone, Gerardo e Lorenzo Raimo, Maurizio Torsiello, Marco Gizzi, Gennaro Esposito, Mario Alvaro Carbone (assolto in udienza preliminare) e Gregorio Ursi (ha optato per il patteggiamento), tutti attualmente in stato di libertà, accusati a vario titolo dei reati di delitti contro il patrimonio, contro l’industria ed il commercio, contro la fede pubblica, detenzione di armi, estorsione e ricettazione, per gli attentati esplosivi avvenuti nel 2017 ai danni dei bar “Colorado Café” e “J’adore Café” e del night club “Eden”, siti tra i comuni di Colliano, Oliveto Citra e Contursi Terme.
Attentati esplosivi che, secondo la Procura della Repubblica di Salerno, hanno visto a capo dell’organizzazione, l’imprenditore di Colliano, Biagio Scaglione, e l’allora compagna rumena, Mirica Mirela detta Simion. Per gli inquirenti infatti, sarebbe stato proprio Scaglione a coordinare insieme alla compagna, l’organizzazione che si avvaleva della manovalanza di altri imprenditori e di operai residenti nei comuni dell’Alto e Medio Sele e che, allo scopo di ottenere l’egemonia sugli affari economici che gravitavano tra ristoranti, bar, night club, ecc. siti nel cratere, intimidiva la concorrenza con l’uso di bombe carta.
Esplosioni di ordigni artigianali ma anche estorsioni, spaccio di sostanze stupefacenti, furti di cani di razza, furti in abitazione e la commercializzazione di banconote contraffate. Attività illecite queste, finalizzate al controllo capillare del territorio da parte dell’organizzazione.
Una gestione scoperta dai carabinieri della compagnia di Eboli che, dopo mesi di intercettazioni, appostamenti, pedinamenti, ecc. arrestarono i dieci che poi, finirono nel processo in corso presso la Prima sezione penale del Tribunale di Salerno.
Gli imputati sono infatti difesi dai legali Vincenzo Morriello, Alfredo Lo Pilato, Michele Cuozzo, Ada Carasia, Vincenzo Speranza, Alfonso Ronca, Rocco Pecoraro, Giovanna Eliana Fiore e Pasquale Freda.
Parti civili nel processo sulle bombe, le vittime degli attentati, i titolari delle attività commerciali danneggiate in seguito agli attentati dinamitardi, gli imprenditori Gino Carbone, Daniele Taglianetti e Marco Tartaglia, questi ultimi assistiti dagli avvocati Antonella Mastrolia, Anna Orlando e Vincenzo Mazzotta.
Processo che nelle scorse ore, in attesa degli esami peritali di analisi e trascrizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali che saranno effettuati da un perito nominato ieri mattina dal Tribunale di Salerno e che avranno inizio il 18 ottobre con termine entro 120 giorni, ha visto i due tra gli imputati, Raimo padre e Raimo figlio, assistiti dal legale, chiarire fatti e circostanze avvenute nelle ore degli attentati, mentre è attesa per l’esame del teste principale, l’imputato Scaglione che attualmente resta detenuto presso il carcere di Fuorni per un altro procedimento penale.