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Salerno – Condanna ad otto mesi per atto falso nella procedura per la ristruttuazione di Palazzo Santoro, l’edificio di corso Garibaldi contiguo a quello delle Poste. Ieri i giudici della Corte di Appello di Salerno hanno confermato, accogliendo la richiesta del Procuratore Generale Renato Martusciello, la sentenza di primo grado a cario dell’ex soprintendente ai beni architettonici Gennaro Miccio e l’architetto Giovani Villani, funzionario della stessa Soprintendenza. Ad emettere la sentenza di primo grado era stato il giudice Gabriella Passaro
L’episodio contestato risale al giugno del 2010.  All’epoca Miccio non ricopriva ancora l’incarico di soprintendente ma insieme con Villani era responsabile del procedimento amministrativo sullo storico edificio del centro. Furono loro due, oltre all’allora soprintendente Giuseppe Zampino, a firmare la nota numero 14343 con cui si certificava che l’ingegnere Giuseppe Carluccio era in possesso dei titoli per progettare e dirigere i lavori in un edificio sottoposto a vincolo di tutela come è Palazzo Santoro. Un’attestazione fasulla secondo le indagini della Procura.
Era stato un esposto presentato da uno dei condomini, il professore Alessio Colombis, a fare scattare le indagini. Lui stesso aveva inoltrato alla Soprintendenza per la tutela dei beni architettonici e paesaggistici la richiesta di chiarimenti a cui rispondeva la nota del giugno 2010, finita all’attenzione della magistratura e giudicata un falso. E sempre lui, il 4 ottobre del 2011, aveva denunciato alla Procura che quel documento sui requisiti dell’ingegnere Carluccio poteva essere mendace. Da lì è partito il procedimento penale.
Dopo la conferma della sentenza di primo grado da parte dei giudici d’appello, il professor Colombis ha definito il pronunciamento dei giudici “molto importante per i tre condomini  Colombis, Pastore, Barella che nel procedimento di primo grado risultavano persone offese ma non parti civili, in quanto erano stati considerati dal giudice di primo grado come vittime di un danno soltanto indiretto.  Ora bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per comprendere meglio le argomentazioni su cui essa è basata”.