In scena non c’è nulla, se non tre attori incredibilmente convincenti nonostante il vuoto intorno, gli abiti dimessi, insomma nonostante la sottrazione di trama, personaggi, luoghi e azione. Lo spettacolo è un sistema di tentativi che collassano uno sull’altro. Persone, prima ancora che attori. Individui impantanati in uno spazio – quello del teatro stesso – vuoto, disallestito, nudo, perfetta immagine del nostro presente. Le luci di sala sono accese. Le casse spente, non c’è audio riprodotto. Tre figure – persone prima che attori – e il vuoto intorno, perfetta immagine del nostro presente. L’incapacità di rappresentare si fa immagine di un’altra incapacità: quella di vivere. Il qui e ora del teatro, privato di ogni simulazione, si impregna di significati nuovi: si fa racconto generazionale, esistenziale.
La ricerca di un’ azione sensata diviene vorticosa e ha il nulla di fatto come destinazione inevitabile. Dopotutto come possiamo rappresentare la vita se delle cose più semplici e quotidiane scopriamo di sapere nulla o quasi? Quale potrebbe essere l’ azione di cui si dica: eccola, è questa. Quali le parole? Eppure di tentativo in tentativo, fallimento in fallimento, qualcosa sembra rimanere. Un’eco, un sedimento che si cumula, un’impressione sempre più presente nel vuoto dello spazio. Le ripetizioni scavano come dei solchi, divaricano parentesi ancora non riempite. Se qualcosa appare – infine – lo fa solo in quanto proiettato da un di dentro di chi osserva. Il luogo della rappresentazione si sposta dalla scena vuota al retro dei suoi occhi. Come quando si aspetta un ceffone e non arriva. Dov’è finito? Dentro di noi. Costo del biglietto per assistere allo spettacolo euro 12, ridotto euro 8.