- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Salerno – Quello dei balneari è tra i settori economici, oggi, in grande apprensione. Ciò a causa dell’incertezza circa il rinnovo delle concessioni demaniali. Questione per nulla semplice: da una parte la ‘bolkestein’, principio di libera concorrenza tradotto in una precisa direttiva europea tesa a garantire uguali condizioni di accesso ai servizi che, di conseguenza, lo Stato sarà chiamato ad assegnare attraverso un’asta pubblica.

Dall’altra le aspettative di proroga degli attuali gestori dei lidi (ma anche dei titolari di tutte le altre attività presenti sul suolo demaniale marittimo) che su quelle attività e sui pezzi di suolo demaniale di cui sono – temporaneamente – assegnatari hanno investito fior di quattrini. In mezzo la possibilità pur prevista nelle pieghe della Unione Europea a beneficio dei governi nazionali di poter comunque gestire le dinamiche economiche in maniera ritenute più utile in questa fase di emergenza-Covid.

Qui, in questo passaggio, il meccanismo sembra incepparsi perché le pieghe da sole non bastano: in esse bisogna sapere infilarsi.

Il Governo fatica a formalizzare una linea unitaria ma anche inattaccabile da Bruxelles e tutelante nei confronti degli attuali gestori. Al pari di quanto starebbe avvenendo in altri Paesi.

Se n’è accorto il commissario regionale di FdI in Campania Antonio Iannone. Il senatore di Fratelli d’Italia, sintetizza: “Da Ue attacco al settore dei balneari. Dal governo inaccettabile immobilismo”.

Spiega: “In piena pandemia e con il settore turistico in ginocchio la Commissione Europea non trova di meglio che aprire una procedura nei confronti del governo italiano per la vicenda delle concessioni balneari. La priorità dei burocrati di Bruxelles in un contesto di crisi simile appare evidente che sia distruggere il nostro settore balneare. Una grave decisione che trova una facile sponda nell’immobilismo del governo Conte, che era a conoscenza di questo rischio da mesi e ha fatto finta di nulla. Ciò ha lasciato l’intero comparto esposto a sentenze a dir poco discutibili di diversi tribunali, che hanno indotto molti funzionari comunali a negare l’estensione prevista per legge. Dopo questa presa di posizione di Bruxelles anche quelle amministrazioni che stavano valutando di estendere le concessioni si fermeranno e questo porterà dal 1 gennaio 2021 migliaia di stabilimenti all’asta. Tutto ciò asseconda la volontà di multinazionali e ambientalisti a danno delle imprese italiane e se non arriverà una risposta immediata a difesa della categoria, risulterà lampante che anche in questo caso il governo non è dalla parte degli italiani”.