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Salerno – E’ stata la notte più lunga per la Lega Salerno aperta lunedì sera, nella saletta del bar Moka, dalla riunione ufficialmente indetta per la presentazione della Accademia Federale, una sorta di scuola di formazione politica. Fugace l’apparizione del deputato ‘salernitano’ (nel senso che qui è stato eletto) Cantalamessa quanto sostanzialmente privo di effetti – perché tardivo e oggi decontestualizzato – il suo appello a “unirci come una famiglia”. Cantalamessa, che sa che i panni sporchi si lavano in casa, incassato l’applauso di rito decide però di andare via suscitando il malcontento di chi in sala, invece, avrebbe voluto portargli il conto elencandogli le cose non fatte per il territorio e chiedendogli spiegazioni della gestione apparsa non unitaria. 

A seguire l’europarlamentare Lucia Vuolo prende la scena. Chiama accanto a sé, al tavolo presidenziale, il fidato collaboratore Peppe Grassi, il consigliere comunale a Salerno Peppe Zitarosa e quello provinciale Ernesto Sica. A cinque metri da lei, in piedi e ben visibile sul corridoio di destra, il segretario provinciale in carica – ma di fatto esautorato – Mariano Falcone. Vuolo lo attacca: “Il partito sarà riorganizzato: mercoledì ci sarà il commissario (regionale, ndr), saranno scelti i vice coordinatori, quelli di area e i coordinatori cittadini. Poi valuteremo se aprire una sede a Salerno di un partito che sarà gerarchico sul modello di An di Cirielli (da cui Vuolo proviene, ndr)”. Scelte, secondo la europarlamentare, necessarie “perché l’attuale gestione non ha portato ad alcun risultato” tanto che “al momento la Lega Salerno fa riferimento alla mia struttura, alla mia segreteria che funge da partito”. Rassicura e svela: “Sarà comunque un partito aperto: con me parleranno tutti ad eccezione di una persona ora presente in sala, in piedi e che non ho voluto far sedere a questo tavolo. Il venerdì prima delle elezioni, vedendo che sul suo profilo facebook sponsorizzava altri e non anche me, lo chiamai chiedendogli se mi stesse facendo la guerra. Mi rispose che ero pazza a pensarlo. Dopo 35 anni di militanza non penso di meritarlo. Allora così come sono stata ignorata, oggi ignoro. Tutti saranno coinvolti, tranne lui. Saranno queste le mie regole se dovesse toccare a me guidare il partito”. Vuolo traccia, di fatto, il suo profilo per il ruolo di prossimo coordinatore provinciale della cui nomina traccia i presupposti: “Sarà una personalità che proverrà da fuori oppure sarà scelta una persona del posto ma eletta”. 

Falcone, che oggi paga la sua infruttuosa e poco compresa scelta partigiana di aver appoggiato alle europee la linea-Cantalamessa ascolta, incassa e non commenta. A margine però sussurra le sue sensazioni ricordando che “Vuolo si trova eletta al Parlamento Europeo perché la sua candidatura io l’ho voluta ma mai avrei pensato ad un suo accordo con altri (Castiello e Nespoli)”. La riunione si chiude. Curiosamente tutti passano a salutare Vuolo e poi, superata la rampa di scale, molti esprimono solidarietà a Falcone. 

 

Resta la sensazione che il primo partito italiano, dalle grandi potenzialità elettorali anche a Salerno, meriti di esprimersi attraverso una visione, una mission, la programmazione di una azione politica scadenzata e puntuale, la realizzazione di programmi, la descrizione di processi democratici interni ed in cui le rivendicazioni personalistiche, pur fisiologiche e naturali, siano marginali e non il fulcro delle discussioni. Specie in riunioni alle quali decidono di partecipare anche militanti che, pur di sentirsi parte di un progetto, macinano centinaia di chilometri. (Immagine in alto tratta dal profilo social di Lucia Vuolo).