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Salerno – Prove di dialogo costruttivo, e non muro-contro muro, tra Amministrazione comunale e la storica comunità di senegalesi. Nella Sala del Gonfalone, tra le pieghe del convegno sui temi delle migrazioni si sarà anche discusso dell’allocazione, su suolo pubblico, delle attività regolari di vendita ambulante dei senegalesi dopo che, oramai da anni, questi extracomunitari vivono di espedienti essendo stati definitivamente ‘sfrattati’ dal sottopiazza della Concordia. Così il presidente Douda Niang: “A mio nome e a nome di tutta la comunità senegalese della Campania ringraziamo il Comune di Salerno, partendo del sindaco Enzo Napoli, dall’assessore alle politiche sociali Savastano e con un ringraziamento particolare al presidente della commissione sociale Paola de Roberto, per l’incontro ‘Migrazioni e Unità Familiare’. L’incontro è stato organizzato nell’ambito del Progetto ONI Campania (Osservatorio sulle nuove italianità in regione Campania), sostenuto da Regione Campania e Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’infanzia e l’adolescenza. Ringraziamo, inoltre, la dottoressa Patrizia Stasi, presidente della Fondazione Banco di Napoli, unitamente ad Antonio Bonifacio, Giuseppe Grimaldi, Sergio Damiani e tutti gli animatori del progetto ONI Campania (Osservatorio sulle nuove italianità in regione Campania). Un ringraziamento particolare al nostro fratello, professore Gennaro Avallone. E ringraziamo tutte le persone che sono state presenti. Speriamo di continuare a collaborare con l’Amministrazione comunale per trovare soluzioni ai nostri problemi. E di farlo nello spirito delle parole inattese di Modou, un bambino senegalese di 10 anni, che ha chiesto di parlare per dire che ‘siamo tutti fratelli. Siamo tutti figli di Dio. Non ci deve essere più discriminazione. Siamo tutti fratelli e amici. Io gioco con i vostri figli. Siamo una cosa uguale. Non c’è differenza tra uomo black e uomo white’. Concludendo che ‘noi siamo venuti qua per dare una mano alla nostra famiglia, che sta in Senegal, perché se noi falliamo tutta la nostra famiglia fallisce. Noi veniamo qua per lavorare perché siamo gente comune e dobbiamo guadagnare da vivere come tutti gli altri. Dobbiamo avere tutti noi il nostro lavoro e tutti i nostri diritti”. (VEDI INTERVENTO MODOU)