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Secondo appuntamento con l’Arco di trionfo più bello al mondo, l’Arco di Traiano di BeneventoL’iniziativa dedicata all’insigne monumento del 119 d.C., che si interroga su “Storia, Società e Tradizioni”, organizzato dall’Università telematica “Giustino Fortunato” in occasione del 1900° anniversario della morte dell’imperatore e della conclusione dei lavori di edificazione dell’Arco, ha visto oggi pomeriggio, presso il Bar Ebby Chic in via Manciotti, un nuovo appuntamento con una relazione al pubblico di Mario Collarile, volto conosciutissimo in città, sia per la professione forense esercitata, sia perché uomo di cultura e perché, ancora, delegato provinciale di referente del Coni di Benevento.

 “L’Arco contro il tempo, i vandali e gli ignavi” – il tema su cui ha relazionato Collarile che ha preso la parola subito dopo i saluti di Paolo Palumbo, docente della “Giustino Fortunato”, e delle Acli con il presidente Danilo Parente.

“Noi abbiamo un patrimonio infinito. Potremmo consideraci tutti ricchi e invece non lo siamo” – l’incipit di Collarile che ha chiamato in causa anche gli stessi beneventani: “Fino ad oggi non abbiamo saputo valorizzare 1901 anni di storia, non siamo stati capaci di gestire e di valorizzare questo enorme patrimonio”

Collarile ha ricordato come l’Arco abbia dovuto combattere quotidianamente contro il tempo e “contro l’ignoranza“. Una mancata valorizzazione che equivale a uno sfregio: “Impariamo a gestire le nostre ricchezze”.

Quindi ha aggiunto: “Prendiamo atto che non siamo stati in grado di organizzarci. Rivolgiamoci all’estero per poterlo fare. Ci saranno persone che vorranno investire. Affidiamolo anche per 10 anni. Cerchiamo di non fare gli stessi errori, tra 120 anni la città sarà totalmente cambiata”

Per Elio Galasso, storico direttore del Museo del Sannio, anche l’Arco rientra tra i beni immobili produttivi: “Bisogna far capire alla città che queste ricchezze vanno custodite, investendo sulla conoscenza. Non sappiamo tutto dell’Arco. I volumi e gli articoli scientifici che ne parlano per la maggior parte non sono neanche italiani. Servirebbe  un nuovo impulso in questa direzione, un organismo capace di formare la bibliografia perchè noi ci siamo fermati”