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Il Ceo del Consorzio Euromed, Sergio Passariello, ha voluto replicare alle parole del consigliere regionale, Flora Beneduce, che aveva attaccato il Ceta dichiarando che penalizzerà i prodotti agricoli campani: “Ritengo opportuno precisare, in qualità di Presidente del Consorzio Euromed Internationa Trade e quindi di operatore del settore che i primi beneficiari del Ceta saranno sicuramente i consumatori: l’apertura dei mercati porterà a una maggiore scelta di prodotti e servizi a prezzi più competitivi. Poi, i lavoratori: per molti operatori professionali dell’Ue e quindi italiani, sarà più facile fornire servizi legali, contabili, ingegneristici, architettonici o simili in Canada. Il Ceta fornisce un quadro chiaro per l’Ue e il Canada nel riconoscere le qualifiche degli altri in tali professioni. Sarà, inoltre, più agevole per le imprese spostare temporaneamente il proprio personale all’altro lato dell’Atlantico. 

Ma i benefici, ci saranno anche per le imprese. “Semplificando le procedure, sarà più facile per le aziende europee espandersi nel mercato canadese. Con il Ceta, il Canada aprirà le proprie gare di appalto pubbliche alle imprese dell’Ue, sia a livello federale che comunale. Per le esportazioni, inoltre, sono state previste semplificazioni burocratiche con registrazione dei prodotti direttamente presso le nostre Agenzie delle Dogane.

Con la sottoscrizione del Ceta, il Canada si impegna anche a rendere più trasparente i propri processi di gara pubblicando tutte le sue offerte pubbliche su un unico sito web divisi per singolo appalto. Attualmente, la mancanza di accesso alle informazioni è uno dei maggiori ostacoli per le piccole imprese in mercati esteri.

Anche se l’Italia potrà esportare il 92% circa dei suoi prodotti agricoli e alimentari esenti da dazi doganali, questo non sarebbe a dispetto della protezione dei suoi prodotti. Il Canada ha deciso di proteggere l’origine di 143 prodotti europei associati a una specifica città o regione, già presenti sul mercato canadese e che già godono di una grande reputazione in funzione delle loro qualità, e di questi prodotti 41 sono italiani.

Il trattato commerciale non interviene in modo del tutto restrittivo sulle produzioni canadesi che si ispirano alla Dop originale (con l’uso, ad esempio, della denominazione ‘Parmesan’), ma vieta di associarle ad elementi di ‘italian sounding’ (il tricolore, città o monumenti italiani) che risultano ingannevoli per i consumatori. Questo passaggio assume una straordinaria rilevanza per la tutela dei nostri prodotti, che, va precisato, ad oggi non tutelati.

Ciò che conta, nell’affermazione di un prodotto è il posizionamento commerciale, il valore del brand, la conoscenza dello stesso sul mercato e non basta avere un simbolo Dop o Ig per rendere quel prodotto affermato. Con il trattato commerciale operativo, finalmente anche il tessuto imprenditoriale del Sud Italia potrà guardare a questo mercato con serenità, programmare investimenti senza avere concorrenza sleale da parte di terzi nell’uso di marchi, brevetti, simboli italiani e sfruttare al massimo l’unico brand che oggi i canadesi conoscono bene, il ‘made in Italy’.

Ciò che va valorizzato di quest’accordo è la possibilità per il nostro tessuto imprenditoriale di poter puntare, finalmente, al mercato canadese e quindi statunitense, con progetti di medio e lungo termine e con la consapevolezza di non essere aggrediti dalla aziende canadesi con concorrenza sleale. Senza la firma di questo accordo, di contro, l’industria del falso ‘made in Italy’ continuerà a crescere senza avere strumenti giuridici per tutelarci.

Inoltre, voglio precisare che molte imprese nel settore agroalimentare sono fuori dal Dop e/o Igp, sebbene produttori di prodotti di alta qualità. Infine, c’è chi ha costruito un vero e proprio business sul sistema della qualità certificata aumentando i costi di produzione e rendendo spesso gli stessi prodotti non collocabili sul mercato. Ovvio che il Ceta va a toccare anche interessi di parte, ma le positività di quest’accordo non possono essere messe in discussione per la protesta ‘tardiva’ di lobby commerciali che sino ad oggi forse hanno potuto godere di protezioni.

Passariello ricorda, inoltre, che “nell’accordo commerciale è previsto, senza alcun margine d’interpretazione, che tutte le importazioni dal Canada devono rispettare le norme dell’Ue: il Ceta non riduce e non modifica gli standard comunitari in materia di salute e sicurezza, ambientali e sociali o dei consumatori”.

I motivi che rendono il trattato commerciale un’opportunità di crescita sono tanti, e il Ceta non va visto come un punto di arrivo, ma come un punto di partenza. Da qui la necessità di diventare attori principali di questa epocale trasformazione nei rapporti commerciali con il Canada e quindi, come Consorzio Euromed, abbiamo deciso di promuovere la nascita del primo Ceta Business Forum.

Abbiamo pensato a un Forum che si possa articolare in due fasi, la prima sarà totalmente informatica. Sarà creata una piattaforma web, nella quale professionisti, imprenditori e istituzioni potranno promuovere le proprie attività, entrare in contatto diretto con potenziali clienti/fornitori e definire una collaborazione. La piattaforma sarà anche veicolo informativo con la possibilità di pubblicazione contributi da parte degli utenti e con forum di discussione tematici.

La seconda fase si svolgerà con l’organizzazione fisica di due momenti d’incontro, a cadenza semestrale, da tenersi in Europa e in Canada. Saranno due momenti di condivisione e di networking, nei quali le aziende e i professionisti potranno incontrarsi fisicamente, confrontarsi in tavoli tematici e portare all’attenzione della politica le esigenze concrete dei vari settori, per migliorare l’accordo.

Infine voglio ricordare che la maggioranza degli agricoltori ed operatori del settore Agroalimentare, da Agrinsieme a Confagricoltura, da Cia Agricoltura a Confindustria Agroalimentare, sono favorevoli al CETA, quindi qualsiasi mozione si voglia proporre o discutere in consiglio regionale non può prescindere dall’audizione di tutti i soggetti interessati, che sicuramente sono e restano le imprese non solo Agricole”.