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Quattro date per la raccolta firme, uno slogan: “La nostra città appartiene a tutti”. Contro l’invasione di dehors e gazebo, Cittadinanza Attiva in difesa di Napoli lancia una petizione. Per sottoscriverla, ci si potrà recare in via Merliani (angolo via Scarlatti) al Vomero, nei giorni venerdì 20 giugno (16.30-19.00) e sabato 21 giugno (10.30-13.00). L’iniziativa sarà replicata, nello stesso posto, il 27 giugno (16.30-19.00) e il 28 giugno (10.30-13.00). Le firme saranno inviate al sindaco di Napoli, al prefetto e al ministro delle Infrastrutture.

A sostenere la petizione, un’idea: la situazione è oltre il livello di guardia. Tavolino  selvaggio è un fiume carsico esondato “negli ultimi anni ed in particolare dopo l’emergenza Covid” spiega l’associazione. Strade e piazze sono occupate da installazioni, e strutture autorizzate destinate a pubblici esercizi. In particolare le zone pedonali sono state “ridotte negli spazi per favorire attività private in maniera diffusa e invasiva“. Questo non solo altera “l’assetto urbano”, ma genera “disagi alla mobilità”, compromettendo “la sicurezza dei cittadini”. In poche parole, verrebbe impedita “una fruizione corretta degli spazi comuni“. A farne le spese sono i pedoni, disabili e anziani in prima fila. In risposta, si chiede un “intervento deciso” delle autorità competenti. Tra i rilievi mossi da Cittadinanza Attiva, una possibile sproporzione. “Nella maggioranza dei casi – si accusa – si tratta di pubblici esercizi che occupano al chiuso “mini locali” esercitando l’attività sulla pubblica via, con strutture obbligatorie e servizi igienici non proporzionati al numero di dipendenti e clienti”. A parte il resto, questo determinerebbe una “concorrenza sleale”, a danno di chi è dotato di ampi locali al chiuso. Non solo. Perché tali occupazioni, spesso sarebbero “realizzate al limite e non delle normative vigenti”. A fronte di ciò, gli interventi di controllo risulterebbero “troppo sporadici o inefficaci“.

Un quadro allarmante, insomma. Ma basta guardarsi intorno, per rendersene conto. E appunto, la petizione si fonda su una serie di richieste. Per cominciare, un impegno istituzionale “immediato per il monitoraggio“. Quindi la verifica e la rimozione delle occupazioni abusive. Poi una misura preventiva: definire con vernice gli spazi effettivamente autorizzati. E inoltre il rispetto del rapporto tra il numero dei servizi igienici e la capienza degli esercizi, comprese le aree in concessione. In pratica, l’applicazione rigorosa dei criteri previsti dal regolamento di Igiene e Sanità comunale. Ancora: maggiori controlli fisici del Comune sulle richieste autorizzative, e sanzioni adeguate per i trasgressori. Il contrasto della concorrenza sleale anche ai fini Imu e Tari. La promozione di una consultazione pubblica, per definire nuovi regolamenti, in grado di tutela efficace degli spazi pubblici. Una procedura, quest’ultima, in cui coinvolgere cittadini, associazioni e rappresentanti del commercio. E ce n’è anche per il prefetto: da lui si invoca il “coordinamento costante” di un’attività di controllo interforze.