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Avellino – Letteralmente un vaso di Pandora. Potrebbe essere definito così lo sviluppo degli accertamenti che i militari delle Fiamme Gialle di Avellino stanno conducendo sul sistema di stipendi gonfiati che avrebbe fruttato ad un medico in servizio al 118 nel Distretto di Sant’Angelo dei Lombardi. Una somma di circa 602mila euro in un arco temporale che va dal 2015 al 2018.

Dal lavoro dei militari della Compagnia di Avellino, guidati dal capitano Vincenzo Salvati, è emerso infatti un quadro inquietante sul meccanismo messo in atto per truffare l’Asl. Quello che parte dai cedolini stipendiali intestati al medico indagato, ben tre. Oltre a quello per le sue competenze, almeno altri due, con identità false e verosimilmente collegabili al nome del professionista indagato dove ogni mese confluivano i compensi gonfiati destinati anche a mansioni che in realtà lo stesso non avrebbe mai ricoperto.

Truffa. Questa è l’ipotesi di reato che la Procura di Avellino ora contesta al sessantenne medico dell’Alta Irpinia e agli altri due indagati, due addetti dell’ufficio dell’Asl che eroga gli stipendi.