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Percentuale fortemente critica quella delle attività chiuse ad Avellino nell’ultimo decennio, ovvero il periodo storico che va dal 2012 ai giorni nostri. Attraverso l’attenta analisi di Confcommercio, si evince che dagli 862 negozi presenti sul territorio si è passato a 711 attività ancora aperte, le quali non navigano di certo nell’oro. Attuando una semplice sottrazione, sono ben 151 gli esercizi che hanno abbassato definitivamente la saracinesca, un dato preoccupante, il quale è lo specchio di una vera e forte crisi del commercio nel capoluogo irpino.

La pandemia da Covid-19 e successivamente il caro bollette dovuto dalla guerra in Ucraina, hanno messo definitivamente in ginocchio quella parte di cittadini che viveva di commercio e di piccola imprenditoria. I problemi esistevano, certamente, anche prima ma le ultime due calamità su citate hanno dato il colpo di grazia.

Alcune attività storiche hanno alzato bandiera bianca lasciando un vuoto, in quanto erano luoghi di ritrovo per giovani, come il Bogart Cafè sito a via Colombo, il MySiddharta a via Terminio e il Black House Blues Cafè sito in via Scandone. Luoghi di movida che davano un tocco di vita ad una città che, man mano, va spegnendosi.

Inoltre, in ordine di tempo, un’altra attività storica che ha tirato giù la saracinesca è la Goccia D’Oro, storica pasticceria sita in viale Italia che, da Dicembre, a causa degli affari non redditizi,  aveva deciso di chiudere per non aprire più.

C’è evidente preoccupazione per questi dati, perché bisogna tenere a mente che dietro ad ogni esercizio commerciale ci sono persone e famiglie, le quali hanno spese e bisogni come tutti.