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Avellino – Resettare. Ricominciare. Ma ricordare. Sono le tre “erre” che devono necessariamente accompagnare l’Avellino nel futuro. Il prossimo 3 maggio, riprenderà l’attività agonistica. E’ quanto si legge nella nota diffusa dalla società al triplice fischio dell’ultima, umiliante sconfitta, arrivata contro il Monterosi Tuscia. Il club guidato dalla famiglia D’Agostino nella nota ha chiarito anche un secondo aspetto: “Tale periodo sarà utile alla Proprietà per cominciare in serenità a fare le giuste riflessioni, in virtù della futura programmazione“. Nessuna dichiarazione caldo per non ripetere gli errori fatti lo scorso anno in occasione dell’eliminazione dai play off con il Foggia.

La prima rivoluzione riguarderà il ruolo di direttore sportivo, Enzo De Vito. Quest’ultimo che dallo scorso gennaio ha preso atto della volontà della proprietà di non rinnovargli il contratto, quasi certamente romperà il suo silenzio, forse solo il prossimo luglio.

Il vero “Nodo di Savoia” riguarda Massimo Rastelli. Il trainer di Pompei ha un accordo, secondo quanto fatto trapelare nei giorni scorsi dal club, che prevede addirittura un prolungamento fino al 2025 in caso di esonero anticipato alla data del 30 giugno 2024, scadenza naturale del mandato. E non solo. In caso di promozione in Serie B, scatterà il rinnovo per Rastelli fino al 2026. Da qui, le parole nel post gara della sfida con  Fidelis Andria con il tecnico che dichiarò: “Finché la società vorrà io resterò“.

La società nel frattempo ha avviato i contatti con Ernesto Salvini, direttore generale del Siena. L’uomo dei miracoli a Frosinone, il “genio” che scoprì e portò nel Lazio Ciofani e Dionisi e che traghettò i gialloblù dalla Serie C alla A. Si vedrà. L’Avellino dalla sua, al di là di Rastelli, dovrà fare i conti con la zavorra di 35 contratti, più o meno. Il tempo dei processi, dopo la salvezza acquisita per i risultati arrivati dagli altri campi, ora è cominciato. La palla passa nuovamente alla società che dopo quattro anni in decrescita avrà l’obbligo morale di dare risposte alla piazza. Ora però è tempo di costruire. Possibilmente partendo dalle fondamenta per riportare l’Avellino dove merita.