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La mobilitazione e gli amarcord scattati all’indomani della notizia della decisione della Provincia di Avellino dell’ormai imminente abbattimento dell’Istituto superiore “P.E. Imbriani” di Contrada Baccanico, a molti avellinesi è ritornato in mente il destino dell’ex scuola media Dante Alighieri di via Piave.

In questo caso la struttura è di proprietà comunale e i cancelli furono chiusi nell’anno 2012 per inagibilità, non senza polemiche e attiva partecipazione tra quanti rivendicavano una scuola più sicura e chi invece temeva che una volta chiuse le porte, non si sarebbero mai più riaperte.

Tante le manifestazioni, gli striscioni “giù le mani dalla Dante”, la nascita di Comitati e quan’altro affinchè, se proprio le porte di una scuola media con una storia lunga 80 anni dovessero essere chiuse, la struttura non rimanesse una cattedrale nel deserto.

L’ex Dante Alighieri di via Piave ha cresciuto generazioni di studenti, ha tenuto vivo un quartiere che man mano si è lasciato andare al declino e all’abbandono che cristallizza quel “mausoleo” che cade a pezzi e giorno dopo giorno è coperto dalla vegetazione che intanto fa il suo corso.

La Dante Alighieri per tanti è stata anche la corsa al forno del compianto Filippo Melucci all’uscita di scuola per la mitica pizzetta, le caramelle al tabacchi di fronte quando costavano ancora 100 lire l’una, le penne e le matite alla cartolibreria della compagna Monica, quando a scuola si scriveva solo su carta e penna e non c’era la tecnologia che, inevitabilmente, ha invaso anche le aule della formazione scolastica.

Alunni e genitori di quegli anni rivendicano un’identità, una storia e pretendevano che le radici stesse della scuola media forse più frequentata della città, non venissero dimenticate.

Per non dire l’odissea vissuta per trovare soluzione alternativa per gli studenti, prima spacchettati in diversi plessi della città, sono successivamente riuniti in quelli che attualmente si chiama “Istituto-Perna Alighieri” a Contrada Baccanico, dove sorge anche la scuola elementare.

Ed in effetti a distanza di 11 anni, non solo quei cancelli restano inesorabilmente sbarrati, ma le condizioni fatiscenti, dentro e fuori una struttura che si erge nel bel mezzo della città è sotto gli occhi di tutti.

Il paradosso è che da anni è in ballo un progetto ormai esecutivo, dal valore economico di oltre 18 milioni di euro, per l’abbattimento e la ricostruzione dell’edificio per fare un campus scolastico a tutti gli effetti che si estenda anche nella limitrofa area conosciuta agli avellinesi come “ex Corea”, ora adibita a parcheggio.

Una gestazione amministrativa come al solito lunga e non senza intoppi che sembrava aver trovato il punto di svolta nel 2017 quando la giunta dell’epoca guidata dal sindaco Paolo Foti annunciò l’imminente pubblicazione del bando di progettazione per il nuovo campus, dopo che l’anno precedente  di approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica.
Quindi il treno dei finanziamenti regionali Pics che in quegli anni concessero molte occasioni al Comune di Avellino, e una progettazione di partecipazione vinta dallo studio Rossi Prodi Associati di Firenze.

Arriviamo nel 2019 per l’approvazione del progetto definitivo e lo sblocco effettivo dei fondi  ( Commissario Priolo), mentre nel 2020 con il sindaco attuale Gianluca Festa (vice sindaco all’epoca della chiusura dell’ex Dante), lo Studio Rossi Prodi trasmette il progetto esecutivo – cantierabile sulla scorta della conferenza di servizi che pure aveva rallentato, con un ritocco economico che lievita a pià di 18,5 milioni rispetto alla previsione iniziale di 16 milioni.

E’ di pochi mesi fa, 23 febbraio 2023 per l’esattezza, l’annuncio del sindaco Festa dall’aggiudicazione definitiva della gara dall’appalto per la realizzazione dell’intervento di demolizione e ricostruzione di un nuovo Istituto che ricordiamo, includerà scuola dell’infanzia, medie e superiori.

Sono passati quattro mesi eppur nulla si muove. Nemmeno un minimo segnale dell’allestimento di un cantiere che sarebbe dovuto partire di li a poche settimane dopo la firma definitiva del contratto, e con unidici anni di ritardo.
Per mezzo ci sono passati raid vandalici, incendi, almeno uno secondo gli inquierenti anche di origine doloso, che ha distrutto importanti documenti giudiziari che erano custoditi nella ex palestra della scuola.
Raid che potrebbero verificarsi ancora da un momento all’altro, posto che giorno dopo giorno le finestre dei tre piani dell’edificio appaiono senza più vetri ed è innegabile che chiunque, con un pò di destezza, potrebbe introdursi nell’edificio indistrubato.

“Ciliegina” sulla torta nell’altro, sempre tra la già citata vegetazione che è cresciuta dentro e fuori i cancelli, quasi fino a diventare un pericolo (persino la centralina Arpac per il rilevamento delle polveri sottili a sento è raggiungibile), dove un tempo c’erano i sacchi delle tonnellate di sale comprate dall’amministrazione per far fronte a possibili emergenze neve, restano ancora in bella vista le isole ecologiche mobili e gli ecobox costati alla Regione quasi 450mila euro  e che avrebbero dovuto migliorare la percentuale di raccolta differenziata del Comune (poi diventato proprietario) ma mai utilizzati.

Intanto a settembre un nuovo anno scolastico partirà sempre nella sede distaccata e, seppur per quella data il cantiere sarà stato finalmente consegnato alla ditta, ci vorranno almeno altri due anni per il completamento dell’intervento. Altri intoppi burocratici-amministrativi a parte.