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Caserta – «Desidero ringraziarvi sentitamente per le testimonianze d’affetto e di solidarietà dimostrata nei miei riguardi, chiedo scusa per non essere riuscita a rispondere in tempo reale a tutti i vostri messaggi e le vostre richieste d’amicizia, prometto di rimediare prima possibile… Inoltre desidero rassicurare tutti coloro che mi amano, sottolineando la mia piena consapevolezza… Sono certa di una reazione dell’ente, anche se non ne conosco le modalità, sappiate che non temo la verità. Ho combattuto solo per la mia dignità e per il rispetto di me stessa so di essere nel giusto dunque non temo le ripercussioni della dirigenza. Entrerò in quella stanza con una certezza in più so di non essere sola immensamente grazie a tutti».

E’ il post scritto su Facebook da Paola De Angelis, la funzionaria del Comune di Avellino, dopo i numerosissimi attestati di stima ricevuti all’indomani del servizio realizzato da Matteo Viviani, inviato de Le Iene.

Centinaia e centinaia di messaggi di solidarietà, di vicinanza. Attestati di stima, ma anche messaggi che esprimono la grande amarezza per una vicenda che fa gridare alla “vergogna”.

«La dignità ha il suo grande peso che ho cercato di difendere con tutte le mie forze adesso non posso fare più niente per aiutare me stessa – scrive sempre su Facebook -. Come al solito posso solo attendere e questa è la cosa peggiore».

Ma facciamo un passo indietro. Lei si chiama Paola De Angelis, una laurea, due concorsi vinti come funzionario delle Politiche Sociali, categoria D1, al Comune di Avellino, ma da sei anni non svolge alcun incarico. Nella sua stanza un computer, anche un po’ vetusto, e il suo unico passatempo è, di tanto in tanto, giocare al solitario.

Viene pagato dall’Amministrazione Comunale 1.400 euro al mese per non fare nulla. E, badate bene, non è che lei non abbia voglia di lavorare. Non è di quelli che oggi vengono ribattezzati come “fannulloni”. Anzi, sono anni che Paola, prima al diretto superiore, poi al segretario generale, continua a chiedere l’assegnazione di un incarico. Aveva anche avanzato proposta di istituire uno sportello di ascolto per il pubblico, chiedendone l’assegnazione. Ma niente.

Una triste vicenda che ha portato il Comune di Avellino ancora una volta alla ribalta e non certo per note positive che meritino medagliette sul petto. Anzi! E quel che è peggio è stato constatare l’atteggiamento dei dirigenti di Piazza del Popolo.

A sollevare il polverone un servizio de Le Iene realizzato qualche giorno fa da Matteo Viviani, al quale Paola ha inviato per un mese una serie di video-messaggi testimoniando quella che era la sua giornata “non” lavorativa.

Il blitz della Iena non ha fatto tanto piacere. Nei giorni scorsi erano state diverse le ipotesi su quale potesse l’argomento oggetto di quel servizio. Nell’ultima puntata la messa in onda del servizio che ha svelato quanto accade al Comune di Avellino, in particolare modo in quella stanza dove Paola De Angelis, funzionario di quell’amministrazione, è stata letteralmente dimenticata.

Quello che fin qui non abbiamo detto, è che Paola è disabile, costretta su una sedia a rotelle. E sarebbe proprio questa sua situazione la causa che per sei anni l’ha vista relegata in quella stanza, senza un incarico, senza un collega e con un telefono che non squilla mai, come dichiara lei stessa ai microfoni di Viviani.

La triste storia della dottoressa De Angelis, funzionario del Comune di Avellino, inizia sei anni fa. Paola, infatti, racconta: «Potevo essere di intralcio al pubblico e mi hanno spostato in un’altra stanza, mi hanno dato una scrivania vuota, senza computer e telefono. Poi mi dissero che dovevo passare al piano terra per questioni di sicurezza». Quanto al suo incarico era quello di «passare delle carte da una stanza all’altra. Incarico che è durato per un paio di anni e nel frattempo portavo al massimo due, tre carte al giorno».

Poi più nulla. In pratica da quattro anni non fa più nulla, sempre che quello che faceva prima potesse essere considerata un’attività per un funzionario D1. Ma quello che è peggio sono le risposte del segretario generale e della diretta superiore di Paola. Il primo, Riccardo Feola, che all’ennesima richiesta di Paola dell’assegnazione di un incarico, è completamente impreparato anche sul suo inquadramento, tanto da chiederle: “Che sei? Una dipendente? Una incaricata?”; l’altra Carmela Cortese, dirigente di settore e diretta superiore di Paola alla ennesima richiesta le chiede: “Ma fammi capire il programma word funziona? E allora?”. E di fronte all’incalzare di Paola che ammette di non avere più motivazioni di andare al lavoro per non fare nulla, così come accade da sei anni, la risposta della dirigente è agghiacciante: “Ti confesso che non ho avuto il tempo materiale di pensare che cosa tu potessi fare… E quand’anche ci penso si pone il problema di raccordare il piano terra con il secondo piano”.

Il resto è nel servizio de Le Iene dove le risposte alle domande di Viviani, tanto del segretario generale Feola, quanto della dirigente Carmela Cortese, lasciano letteralmente senza parola.