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Montesarchio (Bn) – Star per diventare un vero e proprio gioiello nel panorama degli stadi sanniti. Si tratta dell’Allegretto di Montesarchio, campo che è stato sottoposto a lavori importanti per essere pronto per le Universiadi del 2019 che arriveranno anche in valle Caudina. Ed è stato un parto lungo perchè l’iter autorizzativo è partito tempo fa e dopo un anno sono stati affidati i lavori. Ma la macchina si è mossa. L’ultima parole prima del taglio del nastro, se così si può definire, tocca all’Ufficio Impianti Sportivi in erba artificiale e naturale rinforzato della Federcalcio tra i cui collaudatori c’è il sannita Pasquale Rivellini, ingegnere che ha già messo le mani su campi nazionali di un certo livello e locali. Sotto la sua lente, infatti, sono passati il Meomartini e il campo Avellola che hanno ripreso colore e vita.

Ha decisamente cambiato volto l’Allegretto – così inizia l’ingegnere sannita – adesso è proprio gioiello. Abbiamo appoggiato un manto di ultimissima generazione e abbiamo portato a termine la maggior parte dei controlli, insomma si tratta di un campo pronto per essere usato”.

Il percorso prima di ottenere la certificazione non è semplice. L’area è stata prima ripulita e poi scavata per 20 cm, poi si posa l’erba e si aspetta un mesetto e nel frattempo si preleva un campione da inviare al laboratorio chimico. L’Allegretto ha tutti i parametri a posto per quello che riguarda la parte interna alla recinzione e nello specifico la parte giocabile, le strutture attigue competono ad altri e sono in via di rifacimento. Come detto, tutti i parametri positivi, manca solo la parte riguardante il laboratorio chimico. Una volta acquisita tutta la certificazione, si può giocare in piena tranquillità e godersi lo spettacolo. Giocare, però, significa anche usurare il manto ed è lo stesso ingegnere a spiegare il ciclo di vita di questo tipo di tappeto.

A differenza dell’erba naturale che si autorigenera, il sintetico no e si usura ovviamente. La Figc impone un controllo per la riomologazione ogni quattro anni e quindi dopo questo periodo si torna sul campo per fare gli stessi test e capire se rientra nei parametri regolamentari. Con questo tipo di manto si possono fare fino a cinque operazioni del genere per cui direi che la durata rientra nell’ordine dei 20 anni. Ovvio che, però, dipende dall’uso che se ne fa del campo e dalla frequenza con la quale viene utilizzato, parametri che permettono di poter allungare o accorciare la vita di un sintetico. E a questo va aggiunta anche un minimo di manutenzione che va sempre fatta“.