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Benevento  – Nuova sentenza per la vicenda dell’omicidio di Antonio Parrella, 32 anni, morto all’ospedale Rummo il 27 luglio del 2017 per le conseguenze delle botte subite, la sera precedente, durante una festa di compleanno in un ristorante alle porte della città.

Nella giornata di ieri, al Tribunale di Benevento, il giudice monocratico Sergio Pezza ha condannato a due anni Giovanni Piscopo, 41 anni, a un anno, pena sospesa, Umberto Sferruzzi, 33 anni, Gianluca Peluso, 31 anni, Michele Meoli, 31 anni, di Benevento, e Francesco Napolitano, 55 anni, di Moiano, per false informazioni al pubblico ministero Francesco Sansobrino. Inoltre è stato assolto, perché il fatto non sussiste, Corrado Sparandeo, 36 anni, accusato di violazione della sorveglianza speciale.

Ricordiamo che per l’omicido di Parrella Silvio Sparandeo fu condannato a 16 anni di reclusione, dopo la sentenza del giudice Francesca Telaro, pena ridotta a 14 anni e 8 mesi dalla Corte di appello.

Si tratta di un delitto al centro di un’indagine curata dalla Squadra mobile, sfociata, il 10 aprile del 2018, nell’arresto di Sparandeo. La vicenda è nota. Silvio Sparandeo, 28enne di Benevento, era stato accusato di essere coinvolto nell’omicidio di Antonio Parrella, il 32enne morto il 27 luglio 2017 dopo aver subito un pestaggio durante una festa di compleanno organizzata da un noto pregiudicato locale. 

Il pm incaricato, Miriam Lapalorcia, nella requisitoria del 26 settembre 2017 aveva confermato le accuse di omicidio volontario aggravato da futili motivi per Sparandeo (che aveva professato la propria innocenza dinanzi al Gip) chiedendo la pena massima dell’ergastolo, ridotta a 20 anni dato il rito abbreviato. 

Una vicenda che lasciò sgomenta un’intera città per la brutalità con cui venne consumato il tremendo pestaggio. L’omertà, i silenzi, i dubbi sull’accaduto con l’arresto in un primo momento di Umberto Sferruzzi,  l’invito a parlare, a denunciare da parte della Procura di Benevento; le fiaccolate della famiglia Parrella per chiedere giustizia, un video in cui si vede la vittima stramazzare al suolo