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Benevento – Ci sono occasioni in cui piccoli segnali somigliano a grandi traguardi. Accade nel bel mezzo di un periodo difficile, così come alle persone comuni anche ai grandi artisti. Luca Aquino, trombettista e compositore beneventano, ha la dote di coniugare le due cose. L’amore per lo studio della materia musicale e un talento innato si sono sempre uniti a un tratto umano che lo ha contraddistinto in ogni tappa della sua vita. Dai successi da celebrare agli ostacoli da superare. Dai momenti d’oro agli imprevisti. L’ultimo un anno fa, quando un infortunio improvviso lo costrinse a rinunciare al già programmato Jazz Bike Tour, un percorso che lo avrebbe condotto in cinquanta località partendo da Benevento per arrivare nella lontana Oslo. 

E’ stato un anno difficile per Aquino, a tratti tormentato, ma la salita ora sembra finalmente alle spalle. Ad annunciarlo è stato lui stesso con un post attraverso i social qualche giorno fa, con una foto accompagnata da diverse righe. Parole scritte, dal sapore di nuove note giunte chiaramente alle orecchie del suo pubblico. Attimi di vita vissuta e nuovi esperimenti. Ad Anteprima 24 l’artista ha raccontato i progressi dopo l’anno sabbatico. Non si è sbilanciato sul futuro, ma ha lasciato emergere una certa serenità, quella che fa solitamente da preludio a tante cose belle. “Sembra quasi una frase scontata, ma questo periodo mi ha insegnato molto. Ho avuto modo di rivisitare il mio percorso, di avere una nuova chiave di lettura su varie cose, ma anche di capire realmente quali sono le persone vere, quelle che ti vogliono bene fino in fondo. Gli amici, la famiglia, gli affetti. Ho sentito tutti molto vicini. E poi c’è stato un percorso didattico, è stato come tornare bambino. Ho posato lo strumento e ho ripreso i libri, i documenti. Non si finisce davvero mai di imparare”. 

Si può suonare anche senza suonare. L’edizione di Riverberi quest’anno ha presentato un percorso itinerante, un’idea innovativa partita da Apice con tappe a Paduli, San Nazzaro, Benevento, Pastene e San Martino Sannita. Per Aquino la veste è stata quella di direttore artistico: “E’ qualcosa che mi ha lasciato molto soddisfatto, c’è stata partecipazione in ogni piazza. E la musica, poi, è stata quella di artisti che non hanno bisogno di presentazioni. Da Daniele Sepe a Eugenio Finardi e Markus Stockhausen, passando per tutti gli altri. E’ stata l’edizione più bella, la più precisa. La più partecipata. Non ho mai visto tanto pubblico a Riverberi. Sul prossimo anno ciò che posso dire è che Riverberi si farà anche il prossimo anno, ma non è ancora il momento di pensarci. E’ una rassegna che va organizzata con una certa pazienza, a tempo debito ci concentreremo anche su questo”. 

Ciò che tornerà presto, invece, sono i tanto amati viaggi e le esplorazioni. Anche se non in bicicletta: “Con le pedalate per ora ho chiuso. Dispiace per il jazz bike tour, ma evidentemente il destino ha voluto per me qualcosa di diverso. L’anno di fisioterapia è stato molto intenso, se facessi un altro mestiere sarei guarito al cento per cento, ma la tromba richiede uno sforzo particolare, dunque bisogna proseguire per gradi. Ci vuole un grande impegno dal punto di vista fisico. Ciò che voglio tornare a fare è viaggiare ed esplorare, perché sono due cose che arricchiscono la mente, la perfezionano e la aprono a nuove visioni”. E a giudicare dalle reazioni alla notizia dei grandi progressi nel ritorno all’uso della tromba, a sognare un ritorno sulla scena sono soprattutto i fan: “Li ringrazio tanto per l’affetto, diciamo che sto passeggiando a ritmo contenuto e che ogni cosa ha il suo tempo. Una cosa è certa, il percorso continua”. Del resto il riassunto è tutto in uno stato whatsapp, il suo, che recita inequivocabilmente: “tromba che tace non dorme”.