- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Era prevista per questa mattina dinanzi al collegio del Tribunale di Benevento, presieduto dalla dottoressa Rotili, l’udienza per le otto persone finite a giudizio, in merito a un’indagine del 2017 eseguita dalla Dda di Napoli sul clan Sparandeo, ma è stata rinviata per legittimo impedimento per motivi di salute di un imputato.

I fatti risalgono al periodo che va dal settembre 2016 a febbraio 2017. Dall’associazione per delinquere di stampo camorristico all’ipotesi di falso con l’aggravante del metodo mafioso: questi i reati contestati. Otto le persone chiamate in causa a vario titolo, con accuse e posizioni diverse. Imputati nel processo Corrado Sparandeo, 61 anni, Arturo Sparandeo, 35 anni, Gabriele De Luca, 29 anni, Maria Intorcia, 44 anni, Carmine Morelli, 58 anni, Stanislao Musco, 41 anni, Floreano Santamaria, 55 anni e Maurizio Zampino, 45 anni, tutti di Benevento. 

L’udienza di oggi era destinata all’esame degli imputati, ma è stata rinviata per legittimo impedimento per motivi di salute di Stanislao Musco. In aula è stato stilato il programma delle prossime udienze: 7 marzo per l’esame degli imputati, 14 marzo per la requisitoria del pm e 11 aprile per le discussioni delle difese e  la sentenza. Impegnati nel processo, tra gli altri, gli avvocati Luca Russo, Antonio Leone, Gerardo Giorgione e Antonio Bruno Romano.

Un’inchiesta che si era concentrata su dei lavori di rifacimento e sistemazione di immobili a Benevento. Secondo gli inquirenti alcune persone avrebbero imposto il pizzo su questi immobili, con lavori a titolo gratuito nonché con l’obbligo di acquisto di materiale in determinati posti. Si parla di ipotesi di estorsioni ai danni dei titolari delle imprese che eseguivano i lavori (sia della città che esterni). Nel mirino dell’attività investigativa anche alcune vicende relative all’uso di un appartamento in via Quasimodo e al mancato pagamento di lavori e materiali. L’indagine è cominciata partendo da una verifica su alcune attività commerciali di Benevento. Intercettazioni telefoniche e ambientali hanno poi permesso di ricostruire i legami tra vari soggetti coinvolti.