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Lo scenario si apre e si chiude su di un continuo contrasto tra una madre e una figlia, tanto distanti sia sul piano ideologico che fisico, visto che non si vedono da vent’anni e che in un primo momento neppure si riconoscono. Personaggi che sarebbe riduttivo rinchiudere in stereotipi come in un primo momento sembra apparirci: la madre, dedita alla cucina, che ancora consulta una bibbia della casalinga e che non soffre l’assenza dei media, con il televisore rotto e il telefono isolato; la figlia, in carriera ed in tailleur, perfetto specchio di quello yuppismo in voga negli anni di tangentopoli che fanno da sfondo alla vicenda. 
Non si tratta del consueto scontro generazionale, anzi è la figlia ad essere portatrice di una visione conformista e pragmatica in senso utilitaristico, mentre la madre si mostra al confronto colta ed aperta: è piuttosto un’aspra contesa sul piano etico, che vede l’anziana signora mostrarsi legittimamente poco incline a compromessi con la propria moralità. 

Di qui il titolo dello spettacolo, “Preferirei di no”, che risulta drammaticamente attuale in un’epoca in cui la contestazione appare sostanzialmente smorzata da mille ‘armi di distrazione di massa’. Diretto da Silvio Giordani, prodotto dal Centro Teatrale Artigiano di Pietro Longhi e scritto da Antonia Brancati, figlia di Vitaliano Brancati ed Anna Proclemer (che ne fu la prima interprete), lo spettacolo andato in scena ieri al Comunale di Benevento – in occasione della 44esima edizione di Città Spettacolo – ha offerto al folto pubblico una ottima interpretazione delle due attrici, la grande Ivana Monti ed una convincente Maria Cristina Gionta. A margine, qualche apprezzata nota di sax eseguita da Vittorio Cuculo
La Monti si è confermata attrice straordinaria, con una grande padronanza scenica e capacità di coinvolgimento. 
“Qui a Benevento c’è una cultura teatrale che si è mantenuta, e nella pluralità dei generi delle manifestazioni, che io approvo, la partecipazione teatrale è attiva, nonostante il covid, i cambiamenti ecc… Ieri non c’era solo la popolazione più anziana, che capisco essere quella più educata al teatro, ma c’erano anche generazioni mediane e anche giovani e questa è la cosa più importante” ha chiosato l’attrice milanese.
Le fa eco la Gionta: “All’inizio ero un po’ spaventata per dover lavorare con una così grande attrice, ma poi abbiamo instaurato un ottimo feeling, una corrente di energia che si rinnova ogni volta che siamo in scena”.