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Benevento – Magari la colpa fosse solo del terreno. Nulla da eccepire sulle valutazioni negative espresse da Bucchi sul manto erboso(?) dello Zini, le cui condizioni tanto hanno lasciato a desiderare, ma appellarsi a un campo deteriorato non fa altro che peggiorare le cose, con il forte rischio di fornire pericolosi alibi a un Benevento in involuzione. Non sono tanto le due sconfitte consecutive a spaventare, quanto il fatto che a distanza di diverse ore dal fischio finale di Forneau facciamo ancora fatica a trovare qualcosa di positivo da annotare. Non un tiro in porta, non uno scambio nello stretto, neppure l’abbozzo di un’idea o di un principio di gioco. A Cremona si sono affrontate due squadre che non hanno fatto nulla per vincere in 92 minuti per poi giocarsi tutto nell’ultimo di recupero. A quel punto Bucchi ha inserito Asencio per provare l’assalto finale, ma a portarlo a compimento sono stati gli avversari, peraltro in dieci. 

In un turno in cui il Brescia ha tentato e realizzato l’impossibile per vincere a Cosenza e il Verona ha saccheggiato Perugia, era lecito attendersi qualcosa in più da una Strega in chiara crisi di identità. C’era un solo modo per rimediare alla scoppola di Livorno, e paradossalmente non corrispondeva neanche all’obbligo di vincere. Bisognava reagire, produrre, macinare chilometri e osare. Poi magari sarebbe finita ugualmente in pareggio o addirittura con una sconfitta, ma sarebbero stati risultati dal sapore diverso perché ci avrebbero consegnato una squadra viva e reattiva. Invece quanto visto allo Zini, tra uno sbadiglio e l’altro, ha ben poco di salvabile. Il centrocampo non ha mai cambiato ritmo e persino la difesa, fiore all’occhiello dell’ultimo trimestre, ha tradito le aspettative mostrando un Antei a poco agio se spostato dal suo abituale ruolo di centrale. Dopo un quarto d’ora confortante, l’intesa tra Crisetig e Viola è andata a farsi benedire con il passare dei minuti. Coda ha lottato contro i mulini a vento, Insigne non ha mai trovato la giusta collocazione e un dialogo con la mediana, per non parlare degli esterni che hanno raramente saltato l’uomo. Le poche volte in cui a Letizia e Improta è riuscita la giocata, è mancato il supporto dei compagni. In questo scenario trovare qualcosa di positivo è impresa ai confini con l’impossibile. 

Particolare sarà anche il modo in cui il Benevento dovrà affrontare questa settimana che conduce all’appuntamento con lo Spezia. Le due sconfitte di fila trovano un solo precedente in questa stagione, ma bisogna andare indietro di oltre un girone. Accadde tra il 30 settembre e il 6 ottobre, quando i giallorossi persero prima in casa col Foggia e poi a Pescara. Successivamente arrivarono due vittorie con Livorno e Cremonese, avversarie che hanno trovato il modo di vendicarsi proprio nell’ultima settimana ribaltando i valori della classifica, ma non solo quelli. Perché hanno ribaltato anche il Benevento, le sue certezze e le sue convinzioni. Solo le montagne russe di un calendario che prevede un tris di sfide con avversari alla portata (Spezia, Carpi e Ascoli) e subito dopo un trittico thrilling (Perugia, Palermo e Verona) dirà a noi e a Bucchi che programmi stilare, almeno orientativamente, per il prossimo mese di maggio.