- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Benevento – Jose Mourinho sarà ricordato per sempre come lo “Special-one”, un appellativo che sta provando a confermare con il Manchester United, dove è stato costretto a ricostruire da zero una squadra rimasta orfana di Ferguson. L’antitesi si chiama invece Jurgen Klopp, tecnico del Liverpool che in conferenza stampa si autodefinì il “Normal-one”. Quello di cui avrebbe avuto bisogno il Benevento in questo momento: un “normalizzatore”.

De Zerbi ha voluto dare un taglio netto e preciso con il passato, interrompendo in modo brusco il legame con Baroni. Niente 4-3-3 tanto atteso, sulla scia di quando espresso a Foggia, ma una rivoluzione che fino ad ora non ha portato i frutti sperati. Si dirà che a Cagliari la squadra è stata ingenua e sfortunata, essendosi arresa solo al 95’ al colpo di testa di Pavoletti. Si è messa in bella mostra la reazione, dimenticandosi troppo in fretta che solo il rigore fallito da Sau aveva tenuto in vita la Strega in un primo tempo a dir poco negativo. Episodi di cui la storia del calcio è piena zeppa.

E’ successo nuovamente contro la Lazio, avversario di caratura decisamente superiore che non si è lasciato impietosire dalla situazione dei giallorossi. Tre a zero all’intervallo e mente già proiettata ai prossimi impegni europei, tanto da permettere al Benevento di illudersi di poter riaprire i giochi, salvo poi spazzare via sogni e speranze quando il piede è stato nuovamente pigiato sull’acceleratore.

Una partita che ha evidenziato la fragilità mentale della Strega ma che ha anche messo in evidenza un’idea tattica fin troppo azzardata. Al netto delle già palesi ed evidenti difficoltà, De Zerbi ha preferito schierare giocatori fuori ruolo e ha chiesto ad altri di adattarsi pur di portare avanti un disegno che, in questo momento, non appare sposarsi al meglio con le caratteristiche della rosa a disposizione.

Fuori Costa e Lucioni, relegato Djimsiti in panchina, in difesa dei tre centrali solo Antei era di ruolo, palesando tra l’altro errori e incertezze sfruttate immediatamente da Immobile. Lazaar e Lombardi costretti a coprire l’intesa fascia, Memushaj spaesato e schierato in una posizione non sua. Piccoli esempi di come attualmente al Benevento sarebbe servito essere normale nei suoi limiti e con i suoi difetti strutturali, imputabili sicuramente ad altri fattori e non al tecnico bresciano.

L’ottimista dirà che il campionato dei giallorossi (per l’ennesima volta) comincerà con il Sassuolo, quando il calendario offrirà una serie di scontri diretti che diranno probabilmente tutto sul destino in serie A dei sanniti. Da Cagliari alla Juventus (provando a fare il massimo contro il Campioni d’Italia) saranno tre gare utili per prendere contatto e confidenza con una nuova idea di gioco, ma intanto il tempo passa e la quota salvezza si allontana. Questo, però, era normale da prevedere dopo undici giornate, il resto un po’ meno.