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Altra falsa partenza per il centrodestra. E stavolta non servirà attendere lo sparo dello starter per annotare l’infrazione. L’assenza di Fratelli d’Italia alla riunione di coalizione in programma questo pomeriggio, infatti, è da considerare già un dato acquisito. Emblematico, in tal senso, l’intervento via social prodotto nella serata di ieri da Federico Paolucci, coordinatore regionale alle politiche per le Aree Interne per il partito della Meloni.

Un ‘niet’ scontato, se vogliamo, considerato che la nuova convocazione – decisa e partita da Forza Italia – è arrivata d’improvviso, come un atto d’imperio, senza quella condivisione che solitamente caratterizza i rapporti tra pari. “Non è troppo chiedere che gli incontri vadano concordati e non imposti da nessuno dei partiti a data, luogo ed ora prefissata. Non è troppo concordare prima le modalità di incontro e conoscere prima le questioni sul tappeto” – fa notare, senza rifugiarsi nel politichese, Paolucci.

Questione di forma, dunque, ma anche di sostanza. Si doveva partire dai contenuti, e non dai nomi, e invece sul tavolo un nome c’è già. Ed è quello di Lucio Lonardo. Anche qui l’indicazione è giunta da Forza Italia. Fratelli d’Italia non vuole neanche sentirne parlare, visto che è stato un protagonista assoluto dell’esperienza di governo targata Fausto Pepe e anche la Lega non appare più convinta come un tempo. Benevento Popolare, altra soggettività della coalizione, auspica un candidato della società civile.

Inutile, date le premesse, aspettarsi passi in avanti dalla riunione di questa sera- Anzi, per paradosso, soltanto un passo indietro potrebbe sbloccare l’impasse.

Di seguito, l’intervento di Federico Paolucci:

Ho il dovere di intervenire, come dirigente di Fratelli d’Italia, sull’ennesima vicenda che rischia di minare il dialogo e la coesione del centrodestra.

Partiamo da un punto: noi abbiamo sempre ritenuto che si dovesse costruire il confronto con le forze del centrodestra, a cominciare dai tre partiti più rappresentativi. Garantendo pari dignità e rispettando le specificità di ogni partito e le loro esigenze. E che le questioni politiche proposte, ma mai imposte, debbano essere affrontate insieme, senza avere pregiudiziali.

Non è troppo se abbiamo chiesto che alcune questioni, legate alle provinciali e ai simboli, o ad altre questioni sempre politiche e mai personali, venissero quanto meno discusse. Ma sono state richieste cadute nel vuoto.

Non è troppo chiedere che gli incontri vadano concordati e non imposti da nessuno dei partiti a data, luogo ed ora prefissata.

Non è troppo concordare prima le modalità di incontro e conoscere prima le questioni sul tappeto.

Io stesso, che avevo avviato una proposta di condidatura (che, peraltro, andava oltre Fratelli d’Italia), per rispetto del tavolo del centrodestra e per non minare le possibilità di coesione della coalizione, ho fatto un passo di lato, quando mi è stato detto che ero un problema. La motivazione ufficiale era che si doveva fare prima il programma e poi i nomi.

In realtà, abbiamo registrato il contrario: che sono stati fatti, da chi voleva fare prima il programma, altri nomi, senza consultarci in alcun modo e senza che vi sia stato neanche uno straccio di discussione programmatica, con l’unico risultato di perdere tutti quei pezzi (Mezzogiorno Nazionale, Patto civico, tra gli altri), che erano già al tavolo ed altri che potevano essere interessati a partecipare al percorso.

Non c’è nessuna pregiudiziale da parte di Fratelli d’Italia, ma non si può pretendere che il partito – che peraltro è in fase di riorganizzazione – non possa chiedere il rispetto dei tempi e della dignità delle questioni politiche che propone.

Peraltro, il rinvio delle comunali ci fornisce la grande occasione di riannodare i fili del dialogo e recuperare serenità di confronto. Senza inutile fretta. Ma consapevoli anche che la nuova dinamica nazionale può determinare conseguenze politiche che vanno quanto meno monitorate.

Come ho fatto io al momento opportuno, facciano tutti: il dialogo si costruisce con il dialogo, non con gli ordini di comparizione, che sembrano decreti di citazione a giudizio. Se si vuole veramente costruire il centrodestra.

Se gli obiettivi sono altri, allora comprendo meglio certi atteggiamenti”.