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Dibattito sempre vivo sulle modalità di gestione del servizio idrico in provincia di Benevento. A intervenire, con un appello ai consiglieri comunali delle amministrazioni sannite, è il Comitato “Acqua Bene Comune”. Che scrive:

“La scellerata decisione del sindaco Mastella e dei suoi paladini dell’Ente idrico campano di affidare la gestione dell’acqua sannita ad una società partecipata al 45 % dalle multinazionali, sta gettando nel caos i 78 comuni della provincia. I 33 comuni gestiti da Alto Calore non aderiranno a Sannio Acque s.r.l., perché non possono essere soci contemporaneamente di due gestori idrici, mentre i 23 comuni che gestiscono l’acqua in autonomia non vogliono subire il ricatto dell’EIC e della regione Campania, che vuole costringerli a cedere la gestione pubblica. L’accelerazione delle ultime ore è spinta dalla volontà di creare un gestore unico nel distretto sannita per accedere ai fondi del PNRR. Appare molto difficile però, a questo punto, che la gestione venga affidata entro il 7 febbraio a Sannio Acque s.r.l., atteso che la società non è stata ancora costituita e non vi è neanche il bando per la gara. La legge prevede che, in assenza di affidamento da parte delle regioni, sia Invitalia, società intermente partecipata dallo Stato, a gestire per 4 anni il servizio idrico, anche se la Spa non ha né i mezzi, né il personale per farlo. È invece più probabile che la stessa Invitalia, in qualità di stazione appaltante, indica una gara per l’affidamento, spalancando le porte al mercato ed alle multinazionali. Ma soprattutto è certo che nel Sannio non arriverà nemmeno un euro dei fondi del PNRR per risanare le reti colabrodo (come da noi purtroppo da tempo predetto), in quanto i fondi sono già esauriti e le risorse saranno indirizzate quasi tutte al Nord del paese, dove la politica ha messo da parte gli interessi di campanile per perseguire il bene comune.
Il piano d’ambito, approvato in fretta dall’Eic sannita, parla d’investimenti per le reti per 829.782.995 euro di cui 577.888.225 finanziati con contributi a fondo perduto e 251.894.170 coperti dalla tariffa. Il che, tradotto in linguaggio più accessibile, vuol dire che il socio privato non tirerà fuori un euro, con un inevitabile aumento delle tariffe a carico dei poveri cittadini già tartassati dai rincari di luce e gas.
È vero che con i se non si fa la storia, ma a questo punto è innegabile che se 5 anni fa la politica avesse optato per un’azienda speciale totalmente pubblica (come da noi suggerito con progetti supportati dal prof. Alberto Lucarelli) non ci troveremmo davanti a questo disastro annunciato. Ma nonostante tutto questo è ancora possibile rimediare. Invitiamo tutti i consiglieri comunali dei comuni sanniti che non hanno ancora deliberato a non cedere al ricatto dell’Eic e seguire l’appello di padre Alex Zanotelli di “difendere l’acqua del Sannio con i denti” per non avere nessuna responsabilità nei confronti delle “future generazioni che ci malediranno se venderemo l’acqua alle multinazionali”.
Il Comitato Sannita Abc, insieme a tutti i comitati per l’acqua pubblica della Campania e numerose altre associazioni, manifesterà a Napoli a via Santa Lucia, venerdì 27 gennaio alle ore 15, per chiedere alla Regione:
1) tutte le proroghe necessarie a superare i ritardi di questi anni ed attivare consorzi pubblici, sui quali si stanno muovendo i sindaci dei territori;
2) impugnare il DDL concorrenza (legge sul riordino dei servizi pubblici locali);
3) alla oramai prossima scadenza della “Grande adduzione dell’Acqua”, costituire una società pubblica estromettendo dalla gestione Suez e le altre multinazionali del settore”.