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Quanti consiglieri sono stati eletti tra le fila dell’opposizione? Dodici? Contatene quattordici, ci siamo anche io e Pasquale”. Volendo sintetizzare, magari è in questa battuta di Sandro D’Alessandro che si può racchiudere il significato della conferenza stampa tenuta questa mattina dai due sindaci della destra beneventana.

E in effetti uno accanto all’altro, almeno dinanzi alle telecamere e ai taccuini, D’Alessandro e Viespoli non si vedevano da tempo. Persino alle ancora recenti amministrative i due hanno compiuto, al primo turno, scelte diverse. Ma oggi sono di nuovo insieme e il ‘merito’ va ascritto a Clemente Mastella che più volte, nelle due settimane che hanno preceduto il ballottaggio, li ha presi di mira per alimentare la sua narrazione del solo contro tutti.

Ci ha stimolato” – confidano entrambi. “La verità – ma questa volta la sferzata è di Viespoli – è che contro di noi lui non ha mai vinto se non nel 2006 ma quello fu un voto ‘indultato’”.

A lui sono sempre andato bene – sottolinea subito D’Alessandro. Le cose sono cambiate quando sono salito sul palco per la chiusura della campagna elettorale di Rosetta De Stasio. Quella sera ha aperto nuovi scenari e allora ho cominciato a dargli fastidio”. Il riferimento, evidentemente, è al sostegno dato a Luigi Diego Perifano nel secondo turno della contesa elettorale.

Scelta che non doveva sorprendere, ribadisce l’ex esponente di Alleanza Nazionale: “I destrorsi che sono con lui e che prima erano con noi dovevano informarlo meglio, spiegargli che io e Pasquale abbiamo studiato la cultura dell’amministrazione con Generoso Simeone, nella sua redazione. La nostra è sempre stata una destra eterodossa e mai ortodossa e questo ci consente, nei momenti di difficoltà, di superare gli steccati ideologici e di andare oltre”.

E se Mastella ancora oggi gli rimprovera di andare a letto ascoltando ‘Faccetta Nera’, D’Alessandro fa spallucce: “Quando ero a palazzo Mosti sgridò i suoi per aver votato una delibera di un sindaco fascista che conservava in casa un busto del Duce. In pubblico non gli risposi ma poi, a Villa dei Papi, a margine di un convegno, gli spiegai che in realtà i busti erano cinque”. Presenze che non gli hanno impedito, dicevamo, di manifestare il proprio sostegno a Perifano: “Saranno stati i cromosomi di mio nonno, ferroviere e socialista” – ribadisce con sarcasmo.

In realtà, sia D’Alessandro che Viespoli rivendicano più volte la propria capacità, da sindaci, di superare appartenenze partitiche e politiche. “Quando i Mastella furono ‘cacciati’ da Ceppaloni da Rossi, – ricorda l’ex senatore – creai le condizioni per portare a Benevento ‘Quattro notti e più di luna piena’ perché era un format che funzionava. E dopo l’occupazione del pattinodromo di via Mustilli mi adoperai per raggiungere un’intesa con gli antagonisti della sinistra radicale: quei ragazzi rischiavano un processo, io riportai la vicenda nello schema della legalità”.

Tornando alle elezioni, Viespoli (che al primo turno sosteneva Angelo Moretti, oggi in sala ad ascoltare) non si meraviglia dei pochi consensi portati a casa dalla coalizione di centrodestra: “Non è mai stata percepita come una proposta competitiva e alle amministrative la gente non si accontenta della rappresentanza ma vuole partecipare alla scelta del sindaco”.

Scelta poi ricaduta su Mastella: “Ma il suo risultato va letto per quello che è, non un granché. Vince grazie al voto plebiscitario di 12 sezioni su 72”. “Il sindaco – prosegue Viespoli – ha preferito costruire una narrazione piuttosto che interpretare la realtà. E allora si è basato sul ‘prima di me’, evocando il ritorno della vecchia amministrazione e sul ‘contro di me’, raccontando un dato che non esisteva. Era solo Mastella? Sì, solo con Barone e l’Asi, solo con Di Maria e la Provincia, solo con Del Vecchio, solo con la Regione, solo con l’Acer… In verità i poteri erano tutti con lui ma questa sua narrazione oggi gli torna utile proprio a nascondere un risultato nei fatti deludente”.

Pure sulla reazione scatenata dalla venuta in città di Enrico Letta, Viespoli conserva una sua lettura: “A Mastella ha dato fastidio perché Letta, intervenendo a Benevento, lo ha ridimensionato, evidenziando che il sindaco è solo un leader locale. E a dirla tutta, – aggiunge – il segretario nazionale del Pd ha ridimensionato anche Perifano che aveva spoliticizzato il voto del ballottaggio”.

E domani? ‘Tirati’ in campo dalla propaganda mastelliana, D’Alessandro e Viespoli non hanno intenzione di abbandonare il campo ora che la partita elettorale è terminata. “Faremo opposizione dialogando con la Città” – spiegano. E giù la prima bordata: “Manfredi a Napoli ha chiamato in giunta competenze esterne, lui invece i consiglieri più votati. E così, per inseguire la logica dei pesi e dei contrappesi, ci ritroviamo un assessore con la delega alla mobilità e un altro con quella al traffico e ai parcheggi, uno con l’urbanistica e l’altro con il patrimonio e il demanio. Non esiste una delega alle politiche per il lavoro ma c’è quella per cani e gatti. Insomma, roba da cabaret” – chiosa Viespoli, che ha pure annunciato che lavorerà alla stesura di un libro dove riporcerrerà le tappe più significative del suo percorso politico e amministrativo.

Non solo palazzo Mosti, però, dovrà guardarsi bene dal ritorno di ‘quei due’. Anche per la dirigenza di Fratelli d’Italia, infatti, arrivano stilettate. A lanciarle è D’Alessandro: “Fdi a livello nazionale è sul 20%, qui non esiste perché invece di fare politica qualcuno ha svenduto tutto al potente di turno. Dopo un risultato del genere l’unica strada praticabile condurrebbe alle dimissioni”.