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Benevento – Ultima gara dell’anno in serie A contro il Chievo e Roberto De Zerbi ha parlato in conferenza stampa questo pomeriggio, proiettandosi alla sfida del “Bentegodi” di Verona. L’allenatore del Benevento, tuttavia, ha finito per concentrare l’attenzione sul proprio futuro.

E’ stato scritto, non è più un segreto che l’anno prossimo io non sia l’allenatore del Benevento. Una scelta semplice da capire, non c’è dietro alcuna motivazione extra se non il fatto che da una retrocessione non si possa ripartire dallo stesso allenatore. Lo penso e sono andato a ritrovare qualche esempio nella storia che potesse farmi cambiare idea: Colomba e Agostinelli gli unici. Non so se è la scelta giusta, neanche il tempo potrà dirlo. So che è la decisione presa in buona fede, comunicata tempo fa alla società, più di un mese fa, dopo la gara col Cagliari per l’esattezza. Questo tempo è servito per parlarci nei dettagli e per non far arrivare niente alla squadra, per non farli mollare prima del tempo. Ho letto di altre squadre, la società è sempre stata la corrente di tutto, delle chiamate ricevute. E’ una decisione non facile perché avevo trovato le persone con le quali proseguire e far bene. I rapporti costruiti resteranno tali e forse col tempo miglioreranno, qui ci siamo trovati bene”.

Ricordi – “Quando sono venuto sapevo di non essere be visto per i miei trascorsi al Foggia. Sapevo che potevo avere qualche antipatia e invece sono stato trattato bene. Domenica mi sono emozionato. Quando si è apposto con la coscienza, puoi guardare tutti negli occhi e io a Benevento sono venuto con la speranza di poterci salvare. Più di questo non potevamo dare, vado via con la consapevolezza di aver dato il massimo. Mi rende orgoglioso il fatto di non aver mai parlato di biennali o almeno di un anno e mezzo, come fatto tutti gli allenatori che subentrano. Non credo si possa partire dalle delusioni, la B è un campionato diverso. Ripartire voleva dire vincere il campionato a settembre ma i campionati si vincono a maggio, ad aprile. Per questo ho preso questa decisione”.

Benevento – “Una squadra economicamente così forte sarà difficile trovarla. Anche il fatto di sentirmi tanto legato, con la smania di dover vincere prima del tempo avrebbe potuto portare a una rottura. Nel girone di ritorno abbiamo conquistato 17 punti e manca ancora una porta, con un po’ di fortuna e attenzione potevamo conquistarne 27. Fino alla partita con il Cagliari io ci credevo, tanto che nelle ultime otto abbiamo fatto undici punti. Se avessi comunicato prima il mio addio non so se avremmo vinto a Milano, lasciando una vittoria che resterà a me e al Benevento, o avremmo mantenuto alta la testa”.

Salvezza – “Ho rifiutato tre anni di contratto di una squadra di serie A perchè non mi trovavo nei programmi. Quattro giorni prima di andare al Las Palmas, con il mio staff là, ho rinunciato. Potevo tornare a Palermo e non l’ho fatto. Non so cosa avrei fatto ma ripartire dopo una retrocessione non so se avrei saputo gestire la situazione. Rincorre qualcosa che si è perso non fa parte della mia concezione di lavoro”.

Sensazioni – “I risultati ottenuti sono costati grosse energie. Quando ho il calcio, ho tante energie, il problema è quando non c’è l’ho. La prima partita in serie B, dopo una stagione e una retrocessione del genere, sarebbe pesante. Bisognerà essere “vergini”, non sarebbe facile dopo sei mesi spingendo al massimo nonostante le sconfitte, sentendosi in parte responsabile di questa retrocessione. A 39 anni bisogna fermarsi, il posto giusto al momento sbagliato. Non ho la presunzione di pensare che tutta Benevento possa darmi ragione, ci tengo però che non si usino sotterfugi o scuse di altre squadre. Ci sono stati solo approcci, il primo a sapere dove andrò sarà Vigorito, il secondo Foggia. Pensavo di poter fare trenta punti nel girone di ritorno e fare un miracolo, questa era una mia idea e se qualcuno non mi crede non è un problema mio”.

Ritorno – “Da dopo il Chievo Vigorito sarà un mio amico, dire oggi di poter tornare sembrerebbe prendere una scorciatoia. Non lo so, so solo che negli altri posti non mi sono lasciato come qua”.

Motivazioni – “Se si guarda il mio passato si nota che sono state tutte scelte coraggiose: rimanere a Foggia, andare a Palermo o venire a Benevento. Sedermi solo su una panchina prestigiosa non è per me. Non vincere non era un pensiero mio, anche Vigorito ha detto che si partirà senza questo assillo. Qualcuno pensa che non avevo nulla da parte e invece non è così quando convivi col pensiero di poter perdere e prendere quattro gol. Sapevo che Vigorito non avrebbe mollato e sarebbe andato sul mercato per finire in maniera dignitosa, ma non c’era questa corsa di prendere una squadra ultima in classifica”.

Squadra – “E’ stato gratificante allenare tutti. La squadra delle ultime partite mi rende orgoglioso, per i ragazzi che sono e per la voglia che ci hanno messo, per i valori che hanno e per come hanno sofferto nelle sconfitte”.

Deferimento – “Non sono turbato, però quando ci sono queste cose si mette dentro tutto e tutti. Vedremo di fare uscire la verità che mi scagioni”.

Ripartire – “Era un motivo per rimanere, l’ho tenuto in conto ma l’altra motivazione che mi spinge ad andare via esiste. Se avessi detto che andavo via per un’altra squadra e per rimanere in A sarebbe stato più facile nel mondo di oggi. Purtroppo o per fortuna io dico il mio pensiero, la mia verità. Ognuno si sceglie come meglio crede la propria carriera. Qualcuno mi ha chiamato ma siamo ancora distanti, siamo solo agli approcci”.

Chievo – “Cerchiamo di chiudere il girone di ritorno a 20 punti, sarebbe una grande soddisfazione. In proiezione sarebbero 40 punti che volevano dire salvezza”.