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Benevento –  Il tempo passa in fretta quando si parla di ricordi. Se poi l’album è ben nutrito, allora vola via che quasi non te ne accorgi. Nel racconto di Armando Fucci sono racchiusi gli ultimi vent’anni, quelli di un preparatore atletico che compie il salto che tutti sognano: passare dalla provincia alla Champions League. Andata e ritorno, perché si sa che i luoghi del cuore sono quelli che per un uomo contano di più. Fucci ha vissuto l’apoteosi giallorossa in più puntate, ma nel mezzo ha trovato il tempo di inserirci una parentesi di tutto rispetto. Non in un club qualunque, ma alla Juventus. Non alle dipendenze di uno qualunque, ma di Marcello Lippi. Che nel 2003 non era ancora Campione del Mondo, certo, ma aveva avuto modo di fare incetta di trofei nel decennio precedente. Sabato sarà Benevento-Juventus, una gara che per il professionista di Airola non sarà mai una sfida qualunque. “Diciamo che c’è stato un tempo in cui, come tanti, ho pensato semplicemente che non sarebbe mai stata una sfida. L’ho sognata, questo sì, ma non credevo sarebbe mai stata possibile”, ci confessa prima di aprire quell’album per mostrarci le sue istantanee migliori. 

Partiamo dall’Armando Fucci del 1999, quello che si trovò a vivere la finale play off di Messina. Quanto tempo è passato?
“Quasi vent’anni, ma che vittoria. Tra i successi devo collocarla assolutamente al primo posto, non potrei scegliere qualcosa di diverso. Quella partita, quella finale, non valse solo l’accesso alla serie C1 ma qualcosa in più. Nel gol di Compagno, nel Benevento di Dellisanti e Mariani, c’era il riscatto del Sannio. Un territorio che ha sempre meritato molto di più di quanto ha avuto. Quel pomeriggio facemmo qualcosa di straordinario e ce ne rendemmo conto la sera, quando tornammo da Lecce a Benevento. A pensarci ora che il Benevento è in A quasi non ci si crede, ma è la testimonianza che questa gente meravigliosa non conosce categoria”. 

Nel 2001 arriva la chiamata della Juventus, tutto un altro mondo. Cosa è cambiato in quel momento?
“Potrei dire tutto e niente. Per me aver collaborato con la Juventus è stato un grandissimo onore, una parentesi durata due anni ma comunque molto intensa con due scudetti e una finale di Champions persa solo ai rigori contro il Milan, a Manchester. Nonostante l’approdo in uno dei più grandi club al mondo però non ho mai cambiato il rapporto con la disciplina. Quello che avevo imparato negli anni a Benevento l’ho portato lì per poi tornare nel Sannio con un bagaglio di esperienza ancora più grande”. 

Marcello Lippi e la serie A. Cosa è rimasto in particolar modo nel cuore di Fucci?
“I momenti sono tanti, ma ricordo innanzitutto che avevo un sogno irrealizzabile, un desiderio che si impossessava di frequente della mia testa. Avrei voluto vivere Benevento-Juventus già all’epoca, ma sapevo che non sarebbe mai stato possibile. Adesso che è realtà devo dire che non bisogna mai smettere di credere nei sogni, è un insegnamento importantissimo per ogni bambino. Su Lippi cosa dire, è un vincente. Non ci sono altre parole per descriverlo. Tutto ciò che ha vinto lo ha conquistato per la sua applicazione e per un carisma innato. Aveva la dote di farci sentire tutti i migliori al mondo, dal magazziniere al giocatore più esperto. Certe cose fanno la differenza”.

Poi il ritorno al Benevento, la vittoria del campionato di C2 2007/2008 e qualche delusione anche cocente ancora difficile da superare…
“Non si supera facilmente la tristezza di una finale persa come quella con il Crotone del 2009, o la rabbia di aver affrontato la Juve Stabia l’anno dopo con il peso della vicenda Paoloni. In entrambi i casi avevamo la squadra più forte ma non riuscimmo a vincere. Però se penso al 2008, penso a Carmelo Imbriani, a noi che vinciamo il campionato, ai momenti che precedono il fischio finale della gara decisiva contro la Vibonese. E mi torna per un attimo il sorriso. Simonelli diceva sempre: non mi importa come sta Carmelo, distorsioni o affaticamenti, lui va in campo a prescindere perché per noi è fondamentale”. 

Alessandro Del Piero e Carmelo Imbriani, entrambi “tuoi” capitani, due esempi di calcio pulito. Hai notato similitudini tra i due?
“Ora che ci penso, davvero tante. Il loro sorriso, la voglia di affrontare la settimana lavorativa, il loro vivere da professionisti. Su Carmelo si possono dire tante cose. A qualche minuto dalla vittoria del campionato, a gara ormai conclusa, avevo paura di un gol della Vibonese che ci avrebbe beffati. Ero sotto la curva nord e piangevo per il nervosismo. Lui si avvicinò, mi abbracciò e mi disse che dagli altri campi stavano arrivando ottime notizie. Mi rassicurò e disse “Prof, abbiamo vinto noi, stai tranquillo. E’ fatta”. Ecco cos’era Carmelo, trasmetteva gioia di vivere”. 

Poi è arrivato il momento delle scelte, e c’è stata la possibilità di andare con lui a Como
“Stagione 2011/2012, quella successiva alla delusione con la Juve Stabia. Carmelo aveva iniziato la sua carriera da allenatore nelle giovanili del Benevento facendo molto bene e fu contattato dal Como che gli offrì la panchina della prima squadra. Mi propose di andare con lui, ma lo invitai a riflettere. Alla fine restò a Benevento ed ebbe l’opportunità con Martinez di allenare la prima squadra nella seconda parte di stagione facendo molto bene. Poi è andata come è andata, ed è stato terribile per tutti”. 

Tornando all’attualità, il Benevento si avvia alla conclusione del suo primo campionato di serie A e in molti lo considerano ormai per spacciato. 
“Qualcosa quest’anno è stato sbagliato, non mi va di entrare nel merito, ma di certo si poteva fare di più conoscendo le ambizioni della società. Servirà fare tesoro degli errori per ripartire alla conquista della massima serie in caso di retrocessione, che comunque non è ancora matematica. Con la Juventus sarà difficilissimo e già so che soffrirò come un dannato a vedere la partita. La sciarpa sarà ovviamente di colore giallorosso. La Juventus è stata una bella esperienza, ma Benevento è stata e continua ad essere la mia vita”. 

Chiusura sull’Armando Fucci di oggi. Progetti, ambizioni, sogni…
“Ho collaborato fino a qualche settimana fa con Ventrone nello staff dello Jiangsu Suning occupandomi della video analisi delle gare della squadra cinese allenata da Capello. Poi l’allenatore ha dato le dimissioni e tutto si è concluso così. A inizio anno ho collaborato con il Cerignola di Feola ma i rapporti si sono incrinati per diversità di vedute, ma sono sempre pronto a rimettermi in gioco. Si vive di sogni, e il mio è quello di tornare in giallorosso. Un giorno, chissà, magari si avvererà”.