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Come in un film di fantascienza, il buco nero si è ristretto improvvisamente. E’ successo nel giro di sei minuti, tra le 15.50 e le 15.56. Due urla hanno spezzato il silenzio e gli equilibri in zona retrocessione, due gol hanno scaraventato ancora più in basso un Benevento incapace di reggersi in piedi. Quando Carboni e Brescianini hanno firmato i gol vittoria in Ascoli-Venezia e Frosinone-Cosenza, nei bassifondi della classifica si è avvertito un rumore sordo, di quelli inquietanti. La situazione si è fatta tragica per la Strega, che nell’infelice pomeriggio dell’Arena Garibaldi ha visto allontanarsi anche il Perugia, capace di vincere a Cittadella ipotecando una buona fetta di B. Anche i play out, al momento, sono un’utopia per gli uomini di Stellone. Peggio: se il campionato finisse oggi, per Letizia e compagni si spalancherebbero senza appello le arrugginite porte della serie C. 

La classifica, i calcoli e i pensieri di Vigorito

Il Benevento è terzultimo con un punto di vantaggio su Brescia e Spal, sconfitte a loro volta da Genoa e Sudtirol, ma viaggia con ben tre lunghezze di ritardo su Cosenza e Venezia, che occupano le due posizioni utili a disputare i play out. Il distacco che separa i sanniti dai calabresi, in realtà, si allarga a quattro punti per via degli scontri diretti a sfavore: in caso di arrivo a pari punti, a prevalere sarebbero proprio i lupi della Sila. E se i numeri dicono che il baratro è vicino, le prestazioni non fanno nulla per smentirli.

Chissà cosa starà pensando il presidente Oreste Vigorito, più volte inquadrato dalla sadica regia televisiva, pronta a indugiare sulla sua espressione adombrata. I calciatori scelti a inizio stagione non si stanno rivelando all’altezza della categoria, quelli riconfermati lo stanno tradendo così come la convinzione estiva di avere in tasca una fattispecie di immunità al rischio retrocessione. E invece la relazione tra il Benevento e il ‘calcio che conta’ – isola felice raggiunta dopo quasi nove decadi di storia – rischia di andare in crisi proprio al settimo anno. Come il più fragile dei matrimoni. 

Benevento debole, le altre si stanno rivelando superiori 

Fragile lo è anche la squadra, che non perde occasione di farsi del male da sola. ‘Quota 100’ si avvicina e non riguarda le pensioni ma i cartellini. Il terzo rosso sul campo in cinque partite lo ha ‘guadagnato’ Leverbe con una sciocchezza nel finale, come se non sapesse della già compromessa situazione d’emergenza nel reparto arretrato. Salterà Bari così come Pastina, ammonito (era diffidato) nel primo tempo. Segnali chiarissimi che indicano una totale emancipazione dalla realtà. Nessuno è sul pezzo, se non il giovane Carfora, dai cui piedi sono partiti una serie di lampi di classe pura. Ma se il più pericoloso di un Benevento farcito di uomini di esperienza in serie A è un ragazzo alla sua seconda presenza tra i cadetti, una domanda bisogna porsela.  

Inquietante il dato sulle vittorie: una soltanto (contro il Brescia) nelle ultime 12 partite. Nelle ultime dieci soli 6 punti conquistati, meglio solo di Spal (5) e Brescia (3). Giusto per rendere l’idea, il Cosenza e il Perugia nello stesso periodo hanno portato a casa 14 punti, otto in più dei giallorossi. Il Venezia e il Cittadella 13, sette in più. Un’enormità, considerato il passo contenuto che si tiene lì, nella palude della bassa classifica. Ora c’è la sosta, per i giallorossi saranno giorni insostenibili, carichi di macigni, di pensieri, di incubi. Sarà pure una frase fatta, ma ancora una volta a vincere sono stati soltanto i tifosi. Erano all’incirca duecento nel settore ospiti, hanno atteso impotenti un guizzo, una fiammata che alterasse il corso degli eventi. Non è arrivato nulla neppure stavolta. 

Pisa-Benevento, le pagelle: Leverbe è un disastro, nessun segnale dall’attacco