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Benevento – I diritti dell’infanzia sono diritti universali, umani. E quindi prescindono dall’appartenenza ad una nazione, ad una religione, ad un’etnia o ad una lingua. E’ uno dei messaggi lanciati dalla professoressa Antonella Tartaglia Polcini del Dipartimento DEMM dell’UniSannio nel corso dell’incontro organizzato questa mattina dal CESVOB presso l’istituto “Bosco Lucarelli” di Benevento in occasione della Giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Una manifestazione promossa in collaborazione con l’istituto beneventano e le associazioni C.A.M. Telefono Azzurro; “Il Bambino Incmpreso Onlus – Centro per i disturbi dell’apprendimento”; “Io X Benevento” e “Vis Sapientiae Onlus – Associazione per i diritti dell’infanzia”.

Alla professoressa Antonella Tartaglia Polcini abbiamo chiesto qual è oggi la situazione in Italia quando parliamo di diritti dei minori e della loro tutela.

“In Italia siamo in una situazione di continua evoluzione per una normativa di rango primario, quindi le fonti legislative, ferma ad un livello che è quello dei disegni di legge a causa della delicatezza, e della conflittualità, che si concentra su questi temi.

Possiamo dire però dire di aver raggiunto determinati traguardi in materia di tutela e promozione dei diritti dell’infanzia in determinati settori. Si pensi alla tutela giurisdizionale, al diritto all’ascolto del minore all’interno della famiglia, all’evoluzione della nozione di famiglia e genitorialità. Molto importante in questo senso il passo fatto in avanti nel passaggio dalla potestà alla responsabilità genitoriale che non è solo un passaggio nominalistico ma un traguardo di tipo sostanziale, in termini di accentuazione dei doveri di mantenimento, educazione, istruzione e tutela dei diritti dei figli all’interno della famiglia. Questo oggi si presta ad essere rivisto alla luce delle nuove nozioni di famiglia e delle comunità all’interno delle quali vengono accolte i minori. Si pensi al tema della violenza, al tema dei minori difficili e dalla parte relativa alla normativa penale in tema di imputabilità e della partecipazione dei minori ai procedimenti giudiziari”.

Ma in materia di tutela dei diritti dei minori, qual è la priorità oggi in Italia?

“Una priorità fa leva sull’esigenza di maggiore competenza e quindi di maggiore formazione interdisciplinare delle professionalità dedicate all’infanzia. Abbiamo sicuramente all’interno dei tribunali una particolare attenzione per le funzioni minorili, tuttavia se pensiamo ad una maggiore esigenza di interazione tra giuristi, psicologici, medici, insegnanti, nell’inquadramento di fenomeni delicati quali possono essere quelli dei maltrattamenti in famiglia o delle possibili forme di abuso, tutto ciò postulerebbe una maggiore interazione già nella formazione delle competenze.

Ad esempio in un corso di formazione per professionisti legali, come avvocati o magistrati, o di aggiornamento professionale, penso ad esempio alle professioni mediche, occorrerebbe una maggiore sinergia ed interazione per consentire che tutti siano in grado di usare un linguaggio comune perché questo è ancora oggi sul piano concreto ed operativo l’aspetto più delicato da affrontare. Perché a volte sul piano procedimentale e di attuazione abbiamo delle difficoltà concrete legate all’utilizzo di linguaggi diversi o formazioni diverse se non diametralmente opposte”.

Quando parliamo di diritti dei minori facciamo riferimento anche a leggi come quella sullo “ius soli”?

“Lo Ius Soli più che un diritto dell’infanzia rappresenta una scelta di revisione della fonte di attribuzione della cittadinanza alla luce dell’evoluzione della realtà attuale. L’ordinamento giuridico deve accompagnare la realtà sociale, però senza destabilizzarsi. Il dibattito politico sullo Ius Soli dimostra infatti che oggi non è ancora maturo il tempo di una piena cultura e consapevolezza tale da accompagnare anche in termini di accettazione democratica diffusa una decisione politica così delicata e densa di implicazioni. Sicuramente dal punto di vista della naturalizzazione nulla esclude la bontà delle ragioni alla base di questa proposta di riforma. Tuttavia questa valutazione dovrebbe essere preparata da una maggiore diffusione della cultura della cittadinanza e dell’integrazione a cui molte istituzioni stanno provvedendo. Ma forse i tempi non sono ancora del tutto maturi”.