- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Benevento – Quindicesima edizione di “Un goal per la vita”, il tradizionale torneo di calcetto che ha visto affrontarsi tre formazioni, due composte da reclusi di alta sicurezza e una terza da componenti del comitato organizzatore, formato da Acli provinciali di Benevento e Unione Sportiva di Benevento, con il patrocinio dell’Us Acli nazionale.
Il triangolare, svoltosi presso la Casa circondariale di contrada Capodimonte, è stato vinto dai detenuti, al secondo posto l’altra squadra dei reclusi e al terzo la rappresentativa. Lo sport per contrastare ogni forma di emarginazione sociale, permettendo la condivisione di valori sani, indispensabili per coesistere civilmente e reinserire il detenuto nella società. Ma anche intendere lo sport come strumento essenziale per il mantenimento dell’equilibrio psicofisico. Le regole del calcio sono propedeutiche alle regole della vita. Rispettarle vuole dire avviarsi verso un clima sociale sereno e tranquillo.
Presente il presidente Acli Sport, Alessandro Pepe,  il quale ha rimarcato come l’obiettivo fosse quello di far vincere legalità e giustizia: “Per noi è un investimento in favore dei giovani che sono in questa struttura. Vogliamo dare loro speranza ed è un’attività che ha una metodologia di recupero, oltre ad essere concentrata per la rieducazione”.

Il presidente ha poi voluto precisare come l’obiettivo era quello di porre all’attenzione la condizione di vita carceraria non sempre semplicissima. La direttrice aggiunta  Marianna Adanti ha espresso la massima disponibilità, la partecipazione e spirito di cooperazione per questo genere di approccio diverso tra realtà esterna e universo carcerario: “Promuovere un’occasione di distrazione dalla solita routine per i carcerati”.
In particolare, per i detenuti della categoria di alta sicurezza, ha continuato la Adanti, l’occasione di un confronto con i valori della società civile è stata data da partita di calcio speciale. L’Acli lo ha, per l’appunto, promosso con l’intento di offrire al recluso l’opportunità di diventare protagonista di una formazione e una socializzazione sportiva alla base di un nuovo impegno sociale e civile. I detenuti l’hanno spuntata con un risultato di 3-2. Evidentemente, però, non contava certo il risultato.
La cosa importante era il valore simbolico dell’evento: Riaprire le porte della Casa circondariale alla società civile e dare la possibilità di esprimere la propria capacità sportiva a quelle persone che normalmente non possono farlo. D’altra parte, va detto che sino alla giornata di ieri il campo, come di consuetudine avviene, era allagato, soltanto grazie all’impegno profuso dagli stessi detenuti si è potuta giocare la sfida. L’Acli da anni sta tentando di poter mettere mano al campetto sportivo, con molte difficoltà. La direttrice dell’Istitituto carcerario, Adanti, ha rimarcato: “Il carcere non è soltanto inteso come sottrazione della libertà della persona che ha commesso un reato, ma anche come spazio in cui ci deve essere il tempo della rieducazione”.
Presente, questa mattina, anche il presidente del Comitato di Quartiere Santa Clementina, Claudio Rocco.