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Città Spettacolo fa discutere. Da sempre. Ma per l’edizione 2019 non si è dovuto attendere neanche la presentazione ufficiale del cartellone (in programma soltanto domani) che la polemica, sui social, è già cominciata.

Con una nota stampa, Antonio Furno e Yuri Di Gioia lanciano l’hashtag #CambiateQuelNome: non è Città Spettacolo. 

Scrivono Furno e Di Gioia:

“Ci sembra davvero superfluo ricordare che solo pochi giorni fa è scomparso Ugo Gregoretti, il regista e l’intellettuale che ha forgiato la Città Spettacolo esattamente 40 anni fa. Ci sembra anche inutile ricordare lo spirito di quell’esperienza, quei nove anni di Città Spettacolo a guida Gregoretti che dimostrarono come si potesse fare cultura alta, bella ed impegnativa insieme alla città e insieme a tutti i suoi cittadini. E siamo certi che sarebbe una perdita di tempo imperdonabile se ci mettessimo ad elencare i nomi dei direttori artistici che si sono alternati alla guida della manifestazione e che hanno sempre cercato di interpretare quello spirito iniziale, tutti rispettosi del grande maestro che aveva dato il via a quella città che faceva spettacolo. Per molti è inopportuno ricordare che Città Spettacolo è stato un festival teatrale, che una volta faceva concorrenza al festival dei due mondi di Spoleto, mentre ora la fa, senza offesa, alla festa della Madonna del Carmine di Montefalcone Valfortore.

“Sembra strano dover sottolineare che in genere tali manifestazioni vengono finanziate per la “valenza culturale, civile e morale” ed in particolare, questa, per la sua lunga tradizione teatrale, mentre ora non si capisce cosa stia finanziando la Regione Campania. Appare fuori tempo massimo riflettere sul fatto che piccola, troppo piccola, parte delle tasse pagate dai cittadini viene riservata ad attività culturali che altrimenti non troverebbero spazio, ritenendole fondamentali, al di là dello share, per l’arricchimento culturale e civile di una società, e non per divertire elettori canticchiando come al karaoke”.

“Ci sembra superfluo e inutile tutto ciò perché siamo certi che nessuno di quelli che hanno ereditato la gestione di Città Spettacolo oggi sarebbe in grado di comprendere. Perché chiunque abbia pensato di invitare Pio ed Amedeo, i Cugini di Campagna ed Alessandro Siani per celebrare quei 40 anni di storia e, dopo l’arrivo della notizia della morte di Gregoretti, non abbia deciso di rimettere mano al cartellone per rispetto, amore e umiltà verso il ricordo di quel grande artista, chiunque abbia fatto una cosa del genere non ha altra scusa se non la propria incapacità di comprendere”. 

“Nei giorni successivi alla morte di Gregoretti è nato un dibattito sull’opportunità di  intitolargli un luogo importante della città, una piazza od un teatro, ma il modo migliore per omaggiarlo sarebbe quello di rendere degna la sua Città Spettacolo”.

E se proprio ci si vuole divertire, se proprio si vuole mettere in piedi una rassegna leggera e scanzonata, a metà strada tra il trash televisivo e l’intrattenimento vuoto e populista, che lo si faccia, ma si cambi nome, non si sfrutti e offenda il nome di Città Spettacolo. Si abbia il coraggio di chiudere Città Spettacolo o di cambiarne almeno il nome, perché continuare così significa solo oltraggiare la memoria di un grande uomo di teatro. Fermatevi prima che sia troppo tardi, perché abbiamo paura solo ad immaginare come proseguirete nella sequenza: Dario Fo, Vittorio Gassman, Cugini di Campagna”.