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Nuova riunione post voto in casa Pd. E’ il turno dell’assemblea cittadina, convocata dal segretario del circolo di Benevento Giovanni De Lorenzo. Appuntamento meno formale rispetto alla direzione provinciale della scorsa settimana. Interventi liberi e così anche Carmine Nardone e Fausto Pepe, a differenza di sette giorni fa, riescono a prendere la parola.

Avversari nella corsa a palazzo Mosti del 2011, Nardone e Pepe si ritrovano oggi, dinanzi alla platea della biblioteca provinciale, nel denunciare lo stesso peccato originale di cui si sarebbe macchiato il Partito Democratico negli ultimi tempi: “L’autoreferenzialità”.

E se Nardone pone l’accento sui temi a lui cari, dall’agricoltura all’innovazione, non lesinando critiche agli ultimi governo a guida Pd, “la legge Delrio sulle Province fa schifo, ha spazzato via una istituzione riconosciuta sul territorio”, Pepe chiede al Pd di ripensare se stesso, archiviando una volta per tutte quella logica di controllo delle dinamiche interne sostanziatasi nel paradosso di un partito “con più tessere che voti”.

Ma dall’ex inquilino di palazzo Mosti giunge anche una sferzata ai democrat comunali: “Inquietante il silenzio assordante dell’opposizione in Consiglio. Inquietante e preoccupante perché la ripartenza non può che passare dal protagonismo dei consiglieri, chiamati a un dialogo quotidiano e proficuo con i cittadini e i quartieri del capoluogo”.

Uno dopo l’altro, al tavolo della presidenza, con il segretario e Rita Maio nel ruolo di moderatori, si alternano nomi noti del centrosinistra sannita, – Giuseppe Lamparelli, Giovanni Zarro, Cosimo Lepore, Italo Palumbo, Francesco De Pierro – e semplici militanti.

Da un lato la consapevolezza di un cambiamento che non può attendere oltre, dall’altro la difesa di quanto prodotto in questi anni. La lunga traversata del deserto è appena cominciata.