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La stagione di Seconda categoria e’ alle porte. Ultimi sforzi per le formazioni sannite e poi la parola passera’ al terreno di gioco, il giudice supremo. E in questa annata capita pure di trovare fermo un allenatore che, invece, e’ stato su una panchina in maniera continuativa per almeno dieci anni. Carmine Zeoli, allenatore beneventano che quest’anno resta a guardare, almeno per questa parte iniziale, dopo l’esperienza vissuta alla guida dello Sporting Ponte. Un rapporto interrotto in corso d’opera, a dicembre, “per un motivo che ho fatto fatica a capire e che poi ho realizzato ma alla fine preferisco non dirlo”.

Allo Sporting – continua Zeoli – faccio comunque i miei auguri per l’inizio di questo campionato, sperando possa togliersi tante soddisfazioni. Certo, mi resta un pizzico di rammarico perché, con un po’ di buonsenso, probabilmente, poteva finire in maniera completamente diversa. Pazienza”.

Stop forzato ma questo, comunque, non significa che alcune squadre non abbiano chiesto informazioni sulla disponibilità di Zeoli a prendere in mano una squadra. Un paio di società di Seconda categoria e una di Prima ma alla fine l’accordo non e’ stato trovato.

Ovviamente, in questo momento, le panchine sono tutte occupate com’e’ giusto che sia. Mi aspetta una fase da osservatore di partite, perché resto sempre un appassionato. Ovviamente non da ‘gufo’ per i colleghi. Ci sono passato anche io e non mi piace questo tipo di ruolo, ma so che fa parte del calcio”.

E proprio rimanendo in tema di allenatori, troppo spesso in queste categorie si utilizza una terminologia che racchiude il ruolo ma che, a conti fatti, non rappresenta la realtà dei fatti. Resiste ancora la vecchia e antipatica abitudine di occupare delle panchine senza averne requisiti. Una battaglia che ha prodotto i suoi risultati negli anni scorsi: avere in panchina allenatori con una la qualifica da allenatori. In tanti hanno regolarizzato la propria posizione, preso parte a corsi e conseguito patentini, ma qualche sacca di resistenza esiste ancora.

Ce ne sono di bravi e competenti, giovani e in rampa di lancio. Sarebbe antipatico se fossero alla guida di squadre senza avere un titolo per starci. Ovviamente non ce l’ho con loro, forse sono le società, sicuramente la Federazione che dovrebbe controllare affinchè ciò non accada. E’ la testimonianza di come le esistano le regole e non vengano rispettate, nonostante noi, come Associazione Allenatori, nel nostro piccolo, proviamo a sensibilizzare costantemente e invogliare nel mettersi a regola. E’ come avere la macchina e guidarla senza avere la patente. Se si viene fermati, di sicuro non si ricevono applausi e complimenti. Viene tolta la macchina”.

A buon intenditore, poche parole.