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Benevento – Sannio Falanghina, Città del Vino 2019, ancora Sannio Falanghina. Un evento più unico che raro per un intero territorio che deve sfruttare il tutto per rilanciarsi e far conoscere una primizia. E’ indubbio che la produzione vitivinicola nel Sannio rappresenti un punto di forza, è indubbio che ne gioverebbe una terra intera che potrebbe rifiorire sotto tutti i punti di vista, facendosi trainare dall’importanza dell’evento. Tutti felici, tutti contenti, tutti pronti a salire su un carro che di vincitori ne ha tanti. Tanti sorrisi, almeno fino a quando Bruno Vespa non decise di entrare a gamba tesa richiamando tutti all’ordine con una frase che gelò tutti: “Siete in grosso ritardo, non lo sa nessuno“. Un periodo con due verità che lasciano di sasso. Perchè di storture ce ne sono e non poche. Il ritardo è un fatto oggettivo. Si è ancora nella fase delle celebrazioni, delle parole, dei convegni, del “quanto siamo belli e bravi“. Ma nei fatti c’è ben poco ancora. E di lavori da fare ce ne sarebbero eccome. Strade statali e provinciali da rimettere in sesto e non è una cosa semplice da fare considerando le condizioni in cui si trovano, strutture che devono essere pronte a ricevere una mole, si spera, importante di turisti, eventi da pubblicizzare. Il sindaco di Guardia Sanframondi, Floriano Panza, ha parlato di ben 120 eventi in programmazione, tra degustazioni, convegni tematici, manifestazioni culturali ed enogastronomiche, e la partecipazione a Parigi alla settimana dedicata alla cucina italiana. Non ci sono dettagli e location ancora. Con tutta probabilità saranno rese note nel corso dei tanti appuntamenti ai quali prenderà parte la delegazione sannita. Meglio sui grandi palcoscenici come Vinitaly o Spazio Campania a Milano, quelli importanti che nel territorio che deve accogliere tutti. Altro aspetto rimarcato da Vespa. Il “non lo sa nessuno” è qualcosa di cui si è avuto contezza già nel giorno del passaggio di testimone con la delegazione portoghese. Un evento poco pubblicizzato nel bel mezzo di Benevento. Tante autorità all’interno dell’Auditorium San Vittorino, tanta inconsapevolezza all’esterno. Le persone hanno passeggiato per il centro cittadino, sentendo applausi e musica, ma senza saperne l’effettivo perchè. Non una locandina, non una cerimonia aperta al pubblico, perchè, e questo non vai mai dimenticato, un risultato del genere è per e della gente, al di là dei meriti istituzionali. Sono le persone a doverne usufruire. Esplosione mediatica in altre circostanze e in altre realtà. Di “Matera Capitale della Cultura” ne hanno parlato anche i sassi, di Città del Vino se ne parla solo entro le mura sannita, fuori è tabula rasa e ciò che è peggio che è lo stesso anche nei paesi che fanno parte del poule di cittadine coinvolte. Ma purtroppo non finisce qui, perchè desta perplessità anche la nomina di Mauro Felicori come ambasciatore di “Sannio Falanghina”. Non può bastare l’amore e l’offerta turistica avanzata tempo fa per legare la Valle Telesina e la struttura casertana per giustificare una scelta del genere. Bisognerebbe capire come mai la scelta è caduta su una personalità come la sua. Nulla da dire sulle qualità e sulle capacità dell’ex dirigente, la Reggia è rifiorita e parliamo di una persona che ha competenze nel suo campo, nel suo però. Cosa comporta il ruolo di Ambasciatore? In che consiste? Ma, soprattutto, che legame esiste tra la gestione di una struttura e il vino? Ed infine: la nomina è a titolo gratuito o ha un costo?

“Città del Vino” è una grossa opportunità, ma ora serve una sterzata decisa perchè il territorio ne può trarre solo beneficio, un’occasione che non deve trasformarsi in persa.