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Benevento – “Qualche settimana fa, sulla stampa locale abbiamo potuto apprendere della Sentenza del TAR pubblicata il 9 dicembre che ha accolto il ricorso della Giustino Costruzioni avverso la Delibera del Consiglio Comunale che riguardava la mancata conferma dell’interesse pubblico sul progetto di costruzione di 426 alloggi di Housing sociale a S. Clementina“. Così in una nota congiunta LIPU – Sezione di Benevento Associazione WWF Sannio CAI Club Alpino Italiano – Sezione di Benevento Forum Salviamo il Paesaggio – Comitato di Benevento FAI Fondo Ambiente Italiano – Delegazione di Benevento Comitato di quartiere Santa Clementina SLOW FOOD Benevento Archeoclub d’Italia – Sez. di Benevento

La Delibera del Consiglio Comunale n. 9 del 2014 – prosegue la nota – era arrivata a seguito di un percorso accidentato: a gennaio dell’anno precedente vi era stata l’approvazione definitiva del Piano Urbanistico Comunale che destinava l’area prescelta ad “Agricoltura Protetta” e pertanto smentiva la possibilità di potere accogliere il progetto che appena due settimane prima aveva incassato l’ “interesse pubblico””.

Ad aprile l’impresa di costruzioni aveva presentato il suo progetto definitivo, notevolmente diverso da quello depositato precedentemente.
A luglio il Responsabile Unico del Procedimento convocava la Conferenza dei Servizi che si sarebbe dipanata in 5 incontri raccogliendo un gran numero di osservazioni , tre relazioni del Settore Urbanistica del Comune, cinque documenti della Associazioni Ambientaliste e soprattutto un parere negativo della Soprintendenza ai Beni Archeologici .
A settembre tutti questi atti transitavano alla Commissione Consiliare Urbanistica per espressa volontà del Consiglio sancita da apposita Delibera.
Tutto quanto appena narrato traspariva con grande chiarezza nella premessa e nelle considerazioni della suddetta Delibera . In sede di dibattito veniva presentato ed approvato un emendamento con l’intento forse di stigmatizzare la differenza tra progetto iniziale e quello definitivo ed al cui sostegno veniva allegata la terza delle relazioni del Settore Urbanistico. Ciò invece di chiarire, finiva per confondere, minimizzare ed allontanare l’attenzione da tutti i preziosi elementi scaturiti nelle fasi precedenti.
Alla luce della Sentenza del TAR bisogna rilevare che il Collegio Giudicante trovandosi di fronte all’emendamento l’ha individuato come la chiave di lettura della Delibera stessa che ripetutamente chiama “motivazione”, mentre avrebbe trovato nella premessa e nelle considerazioni tutti i riferimenti tra causa ed effetto per la compiuta conclusione della negazione dell’“interesse pubblico”. Invece considerando unicamente la differenza tra progetto iniziale e quello definitivo, il Collegio è giunto alla conclusione che non esisteva una sostanziale differenza e che quindi l’atto del Consiglio Comunale era carente di motivazione.
Ben venga, dunque, la volontà dell’Amministrazione Comunale di Benevento di ricorrere al Consiglio di Stato per impugnare la suddetta sentenza ed evitare che possa essere deturpata quell’area a vocazione archeologica e di pregio paesaggistico, confidando che l’organo giudicante rilevi che la vicenda amministrativa portata alla sua attenzione non può essere circoscritta alla sola differenza tra il progetto iniziale e quello finale.
E’ utile ricordare una intervista al Sannio Quotidiano, del 15 ottobre 2013, nella quale la Dott.ssa Luigina Tomay allora responsabile per i beni archeologici per Benevento afferma:
Quella di S. Clementina è un’area di interesse archeologico, su questo non c’è nessun tipo di dubbio”.

“In effetti il luogo ne presentava le caratteristiche anche geografiche: la strada comunale Santa Clementina ricalcava il tracciato dell’Appia antica e in secondo luogo si trova nelle immediate vicinanze di un monumento del III secolo avanti Cristo come il Ponte Leproso.
Già in passato erano state rinvenute sepolture risalenti all’età romana e all’età del bronzo antico, le evidenze derivanti dalle trincee scavate nell’area a monte hanno portato alla luce paleosuoli risalenti sempre all’età del Bronzo.
I “livelli sigillati” ci riportano inoltre all’epoca della famosa eruzione vesuviana denominata “Pomici di Avellino”. Insomma quell’area è un passaggio antico perfettamente conservato, si rinvengono anche tracce di coltivazioni antiche.
Del resto, i rilievi sono stati eseguiti nell’area a monte (dove il progetto prevede gli alloggi), nell’area a valle (dove si prevedono nel progetto parcheggi a raso e opere di servizio) tutto lascia presupporre che le evidenze archeologiche siano ancora di maggior evidenza.
Posizione adeguata e lungimirante, perché qualche anno dopo l’intervista, nella primavera del 2015, è avvenuto che Paolo Rumiz, giornalista di Repubblica assieme ad altri appassionati ha svolto il cammino dell’Appia da Roma a Brindisi intervistando la gente del luogo e producendo una documentazione multimediale preziosa per il rilancio del riconoscimento UNESCO dell’Appia Regina Viarum lanciato 10 anni prima, ma arenato senza una valida motivazione. Il seguito è che il Ministro Dario Franceschini ha preso a cuore l’iniziativa destinando preziose risorse economiche allo scopo.
Le scriventi Associazioni ambientaliste dal primo momento, con i documenti, presentati alla Conferenza dei Servizi, hanno spiegato perché in quell’area l’unica possibilità è l’istituzione del Parco Agricolo Verde dell’Antica Via Appia, ricevendo l’approvazione dell’allora Soprintendenza ai Beni Ambientali e Paesaggistici . Lo riconfermano oggi, ribadendo che a S. Clementina non è possibile costruire né alloggi per Housing Sociale né Depuratore“.