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Benevento – Premessa: guai ad accostare calcisticamente Catania e Palermo, divise da una marcata rivalità in passato sfociata anche in vicende drammatiche. Un’eccezione ce la concediamo solo a tinte giallorosse, compiendo un balzo all’indietro lungo tre anni. Torniamo per un momento al 5 dicembre 2015, giorno in cui il destino del Benevento Calcio decise di svoltare all’improvviso sulle ali di una delle più belle prestazioni dell’ultimo ventennio. Quel Benevento, guidato da Gaetano Auteri, fece visita al Catania allo stadio ‘Massimino’ senza i favori del pronostico. Si trattava ancora di Lega Pro, di un campionato che i giallorossi avevano approcciato con un piglio troppo timido segnando e subendo pochi gol, stentando nel gioco e staccandosi di conseguenza dalla vetta occupata dalla Casertana con 27 punti dopo tredici giornate. Il Benevento, che si apprestava a vivere il quattordicesimo turno, viveva un periodo di grande crisi identitaria non favorita da un cambio di società che iniziava a farsi traumatico e dalle fastidiose voci di un cambio alla guida tecnica. Quanto basta per far assumere a quel pomeriggio i connotati del ‘dentro o fuori’, non solo per Auteri ma per il suo gioco che in serie C fin lì aveva sempre fatto la differenza.

Il risultato è un pomeriggio quasi da leggenda. Nel primo tempo il Benevento domina, conquista la metà campo avversaria, si avvicina più volte alla porta di Bastianoni ma non riesce a bucarla. I segnali per una maledizione ci sono tutti, ma è nella ripresa che la stella di Ciciretti esplode definitivamente. Due gol per l’esterno romano, uno per Mazzeo (tra i più criticati a inizio anno, ma poi decisivo). Inutile – e persino immeritata – la rete di Nunzella per il momentaneo 2-1 catanese. Quel giorno il Benevento chiuse anche in dieci a causa dell’espulsione di Mattera, ma non parve mai in sofferenza. Fu un tripudio di emozioni, un’esplosione di giocate. Il primo Benevento di Auteri era finalmente servito. Il primo di una lunga serie, s’intende. Perché da lì in avanti la Strega avrebbe polverizzato quasi tutti gli avversari perdendo solo una volta nei successivi venti confronti di campionato e lanciandosi spedito verso la conquista di una  promozione in serie B inseguita per oltre otto decenni.

Rispolverare un momento storico di questa portata non è certo casuale. Il Benevento di Bucchi e quel Benevento di Auteri hanno poco in comune, ma ci sono similitudini nell’analisi dei due momenti. La giornata del Catania-Benevento in questione, ad esempio, era la quattordicesima, la stessa del viaggio siciliano che è alle porte. In quella partita si sbloccò Mazzeo, e Ciciretti iniziò a far parlare di sé, dettagli che sarebbe sicuramente bello abbinare all’exploit di calciatori attualmente in rosa come Ricci e Asencio che nel reparto avanzato hanno solo lasciato intuire il loro valore senza consacrarsi in questa squadra. Il Benevento di allora si dimostrò anche capace di soffrire. E Bucchi, ne siamo certi, darebbe qualsiasi cosa pur di scoprire l’elisir della stabilità difensiva, ciò che è davvero mancato al Benevento in questo inizio di stagione. La storia recente dice che per costruire grandi cose si può partire dalla Sicilia. Non di Catania, stavolta, ma di Palermo. Un auspicio che conviene coltivare, soprattutto a rivedere i gol e le emozioni di quell’indimenticabile sabato, tassello di assoluto prestigio nel mosaico del calcio sannita.