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Benevento – Un’attesa snervante, un conto alla rovescia bloccato sul più bello. Il sogno della serie A si è interrotto a causa dell’emergenza coronavirus, ma Oreste Vigorito conta di riallacciare i fili del discorso quando tutto sarà finito. Lo ha ribadito con fermezza ai microfoni della Gazzetta dello Sport nell’intervista rilasciata a nicola Binda: “Sul campo abbiamo meritato la A, il distacco sulla terza non sarebbe mai stato colmato. Riprendere sarebbe un bene per il sistema e nessuno potrà obiettare i verdetti se non saremo promossi sul campo”. 

La prospettiva di un annullamento, a detta del patron giallorosso, sarebbe un’ingiustizia: “Si aprirebbero contenziosi con ripercussioni su tutti i campionati. Meglio finire, per la regolarità. la sicurezza si ritroverà tra qualche anno, non tra qualche mese. E non bisogna dimenticare che il calcio è un’azienda che crea indotto a migliaia di dipendenti”. 

Tra gli argomenti affrontati non poteva mancare quello inerente alla guida tecnica: “L’accordo per prolungamento di Inzaghi c’era da novembre, ma per scaramanzia abbiamo aspettato. Ha portato la mentalità vincente, la ferocia e la concentrazione anche fuori dal campo. Potrebbe girare in Ferrari e campare di rendita e immagine, invece la sua famiglia ha gli stessi valori della mia e c’è un feeling che va oltre il calcio. Mi era accaduto anche con De Zerbi. Inzaghi è un torrente di montagna di giorno, De Zerbi lo è di notte. La stessa buona acqua, ma non sempre si vede”. 

L’obiettivo per il futuro si basa su due esempi in particolare: “Dobbiamo essere come il Padova di Rocco, la squadra che tutti temevano. O come l’Avellino dei 10 anni di serie A, squadre che devono dare qualcosa in più. L’orizzonte è il limite dove arriva lo sguardo, ma per me è quello il punto di partenza. Non ci deve essere un solo traguardo, ma più traguardi. Quindi prima cercheremo la salvezza, poi di crescere ancora”. 

Il numero uno del Benevento ha poi parlato degli errori che non bisognerà commettere: “Quando fummo promossi nel 2017 era stato troppo facile arrivarci. Otto anni di C, poi la A in dodici mesi. Pensavamo che quella fosse casa nostra, sono stato riconoscente con chi aveva meritato la promozione e questo ci ha fregato. Da gennaio in avanti abbiamo cambiato marcia, abbiamo onorato il campionato fino alla fine e il giorno della retrocessione siamo stati applauditi. Questo ci ha aiutato e in B abbiamo aumentato il numero degli abbonati”. 

la strada per il futuro del calcio, secondo Vigorito, può essere una sola: “Serve una riduzione delle diseguaglianze economiche, giocare con le Nike o scalzi non è la stessa cosa. In porta puoi tirare bene o male, ma tutti devono farlo con le scarpe uguali”.