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Bologna – Turni massacranti e infiniti, riposi inesistenti, notti intere in piedi. Medici, infermieri, eroi colti di sorpresa dal Covid-19 proprio come tutta la popolazione italiana. Ci sono loro in trincea, in prima linea. Loro però non possono staccare e restare in casa, con le proprie famiglie, non possono lasciarsi prendere dallo sconforto, dalla stanchezza, dalla paura. Loro ci devono essere. “Soldatesse e soldati”, girano con tute, mascherine, guanti e le facce stanche di chi sta facendo turni infiniti e massacranti. Eleonora Lombardi è una di queste. La 29enne, originaria di Tocco Caudio, è una giovane infermiera che da tempo lavora all’ospedale Maggiore di Bologna, reparto rianimazione, nella trincea del coronavirus.

Per fronteggiare la lotta al virus, una nuova esperienza per lei, che, come tanti altri giovani e meno giovani infermieri, mai avrebbe pensato di affrontare, ha deciso di lanciare tramite la piattaforma ‘gofundme.com’ una raccolta fondi dedicata all’ospedale Maggiore per l’emergenza Covid-19. Eleonora si era prefissata inizialmente l’obiettivo di raggiungere 100 mila euro, e la reazioni della gente l’ha portata ben presto a rivedere al rialzo i suoi obiettivi. “L’ho fatto per aiutare i miei colleghi e i pazienti, – spiega l’infermiera in un’intervista rilasciata a ‘Repubblica Bologna’ – per comprare del materiale che ci serve, oltre a quello che abbiamo già: caschi, camici, tute, attrezzature per la terapia intensiva. Presto partiremo con gli ordini. Certo, non mi aspettavo una risposta così, mi ero posta l’obiettivo di 100 mila euro quasi senza crederci davvero, pensando in grande. Sono una persona ottimista”.

All’ospedale di Bologna, Eleonora in queste ore si trova ad assistere pazienti affetti da Coronavirus, si trova in trincea, è una vera e propria guerra che coinvolge non solo anziani ma anche giovani. “Mi spaventa l’idea che qualche paziente ci possa lasciare, – continua – che possa non farcela, la paura di non riuscire ad aiutarlo. Vogliamo aiutare tutti al massimo delle nostre forze, entriamo in reparto sempre con quell’obiettivo. Ogni giorno, insieme al medico, telefoniamo ai familiari dei pazienti ricoverati per aggiornarli, visto che non possono venire a visitare i loro parenti”.

Disagi che si accumulano alla stanchezza di un turno di lavoro iniziato, rispetto al solito, con un pò di paura ma tanta voglia di combattere per uscire presto da questo incubo. “I cittadini non possono vedere i pazienti ricoverati, altrimenti capirebbero quanto può far male questo virus, quanto è importante restare a casa. Da un giorno all’altro ti trovi in ospedale, i pazienti sono tanti, e vederli tutti con la stessa diagnosi ti lascia senza parole. Anche per questo ho detto ‘Voglio fare qualcosa, anche di piccolo’. Ti resta impresso quello che fai, le vite di tutti noi sono cambiate, vediamo da vicino gli esiti della pandemia. Al lavoro siamo uniti, non ci lamentiamo, lavoriamo tanto ma con forza”.

Poi un pensiero alla sua famiglia: “Mi fa soffrire che mia mamma e mia sorella siano giù, a Benevento, chissà quando le rivedrò. Ci sentiamo al telefono. Loro mi dicono: ‘Stai attenta!’. Io rispondo: ‘E voi state a casa’”.