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Napoli – La Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere (presidente Roberto Donatiello, giudice a latere Alessandro De Santis) ha assolto, dall’accusa di concorso esterno in associazione camorristica, il medico e primario dell’ospedale Cardarelli di Napoli, ex sindaco di Capua (Caserta), Carmine Antropoli per il quale il sostituto procuratore Maurizio Giordano aveva chiesto, al termine della sua requisitoria, dieci anni di reclusione.

Per Antropoli, difeso dagli avvocati Mauro Iodice e Vincenzo Maiello, nel febbraio del 2019, gli inquirenti chiesero ed ottennero dal gip un’ordinanza di custodia cautelare. I giudici hanno assolto dalla medesima accusa anche gli imputati Marco Ricci e Guido Taglialatela. Antropoli è stato però condannato per il reato di violenza privata (un anno e otto mesi).

Dura condanna infine per il collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, principale accusato di Antropoli, a cui sono stati comminati 17 anni e 3 mesi di reclusione per omicidio e altri reati minori, a fronte di una richiesta del pm di 8 anni e sei mesi. “Non ho mai perso fiducia nella giustizia. Finalmente la Corte di Assise mi ha restituito la dignità. Ringrazio i miei avvocati Iodice e Maiello per la vicinanza umana dimostratami in questa triste vicenda“, ha detto Antropoli.

AGGIORNAMENTO – E’ prevista per l’otto giugno prossimo l’udienza preliminare per l’inchiesta bis sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi al Comune di Capua (Caserta), in cui figurano, tra gli imputati che rischiano il rinvio a giudizio, l’ex sindaco e primario dell’ospedale Cardarelli di Napoli Carmine Antropoli, gli amministratori locali Marco Ricci e Guido Taglialatela, e il collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, tutti già imputati nel processo conclusosi oggi alla Corte di Assiste del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere; Antropoli, Ricci e Tagliatela sono stati assolti dall’accusa di concorso esterno in camorra (i primi due sono stati condannati per violenza privata), mentre il pentito Francesco Zagaria ha avuto una pesante condanna a 17 anni e tre mesi, nonostante la Procura anticamorra avesse chiesto per lui una pena bassa ad otto anni e sei mesi, che valorizzava proprio la sua collaborazione.

La condanna di Zagaria potrebbe avere un impatto sul secondo processo di giugno, visto che l’inchiesta bis sulle infiltrazioni a Capua si basa proprio sulle dichiarazioni accusatorie di Zagaria, imprenditore edile arrestato con Antropoli nel febbraio 2019 e che dopo pochi mesi ha iniziato a collaborare con la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, raccontando del presunto sostegno elettorale dato ad Antropoli e degli appalti indetti dal Comune di Capua e vinti dalle sue aziende e da quelle colluse con le cosche casalesi, in particolare con la fazione guidata dal capoclan Michele Zagaria (solo omonimo del collaboratore).

I legali di Antropoli, Mauro Iodice e Vincenzo Maiello, presenteranno al giudice per l’udienza preliminare Fabio Provvisier la copia del dispositivo, e punteranno sull’inattendibilità di Zagaria emersa nel primo processo conclusosi oggi. Nel processo di giugno rischiano il rinvio a giudizio anche gli imprenditori Domenico Pagano, 59 anni di Trentola Ducenta, i cugini imprenditori Francesco e Giuseppe Verazzo, 61 e 65 anni di Casal di Principe, il dirigente del Comune Francesco Greco e altre quattro persone.