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Avevano ereditato dal padre Dante Passarelli, imprenditore della camorra noto come il “re dello zucchero”, un impero costruito per i giudici grazie proprio ai forti legami con il clan dei Casalesi. Ma la morte del “patron”, ritenuto socio di boss del calibro di Francesco Sandokan Schiavone, ha “azzerato” tutto rendendo quei beni leciti, o quantomeno rendendo la necessaria la prova che i figli vi avessero investito capitali in proprio aumentandone il valore. E’ grazie a questo principio giuridico sancito dalla Corte di Cassazione che Franco e Biagio Passarelli, figli di Dante, sono tornati in possesso di quasi tutto il patrimonio ereditato, tra cui la società Commerciale Europea, proprietaria dello storico zuccherificio Ex Ipam, che negli anni ‘90 conquistò il monopolio in bar e locali grazie proprio alla mafiosità dell’impresa.

Lo ha deciso la Corte d’Appello di Napoli, che ha preso atto della decisione della Suprema Corte che, nel confermare la condanna per concorso esterno in camorra per i rampolli dell’imprenditore, 4 anni e otto mesi per Biagio, due anni per Franco (difesi dall’avvocato Mario Griffo), in quanto ritenuti soci di Nicola Schiavone, figlio di “Sandokan”, aveva invece annullato la parte relativa alla confisca.  Una vicenda che comporta rilevanti ripercussioni pratiche, perché molti beni, dopo la confisca, sono stati venduti. E’ accaduto anche per lo stesso zuccherificio, sulla cui procedura di vendita però è stata aperta un’indagine penale che ha portato all’arresto per tentata induzione indebita e turbata libertà degli incanti il commercialista napoletano Salvatore Ziccardi, 54 anni, che in qualità di amministratore giudiziario gestiva proprio la società dei Passarelli. Per la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che nel novembre 2016 chiese e ottenne l’arresto del professionista, Ziccardi avrebbe turbato la procedura di gara relativa alla vendita dello zuccherificio Ex Ipam rivelando all’imprenditore dei rifiuti Alberto Di Nardi, coinvolto in numerose inchieste per corruzione di sindaci e amministratori pubblici, notizie relative alle modalità di presentazione dell’offerta da parte di un altro concorrente, tentando poi di indurre Di Nardi a promettergli il versamento di 200mila euro per la buona riuscita dell’operazione; quei soldi non sono mai stati versati. All’indagine ha dato un importante contributo lo stesso Di Nardi, che ha confermato agli inquirenti gli elementi raccolti a carico di Ziccardi.