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Dopo un mese di mobilitazione, tra cortei e presidi tra Marcianise, Caserta e Napoli, i lavoratori dello stabilimento della multinazionale dell’elettronica Jabil sono pronti per quello che potrebbe essere un momento decisivo per il loro futuro occupazionale; domani a Roma, al Ministero per le Imprese e il Made in Italy, si terrà infatti il tavolo di verifica della vertenza Jabil, molto atteso dopo che il 30 aprile scorso i vertici della multinazionale Usa hanno ufficializzato al Ministero la volontà di lasciare lo stabilimento di Marcianise, con 420 lavoratori, e l’Italia, accelerando l’epilogo di una vertenza che ha visto già fuoriuscire dagli organici Jabil negli ultimi anni quasi 500 addetti (erano quasi mille nel 2015). Per domani i sindacati hanno proclamato otto ore di sciopero per tutti i turni lavorativi, per permettere al massimo numero di lavoratori di raggiungere la capitale, soprattutto con pullman. E si capirà anche se la mobilitazione di questo mese ha prodotto effetti positivi e concreti, con i tentativi dei lavoratori di sensibilizzare soprattutto la politica locale e nazionale e provare così a fare pressione su Jabil affinché ci ripensi e decida di restare, come più volte ribadito da lavoratori, che si sentono ancora utili perché operanti in un settore, quello dell’elettronica, che ritengono assolutamente strategico; viene invece rinviata al mittente ogni eventuale offerta di ricollocazione o reindustrializzazione. I lavoratori hanno scritto in queste settimane al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giorgia Meloni, al Ministro di Imprese e Made in Italy Adolfo Urso, ben due volte al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca; e venerdì 24 maggio fuori dai cancelli dello stabilimento di Marcianise della Jabil si è tenuto un consiglio comunale aperto con il sindaco Antonio Trombetta e i consiglieri di maggioranza e opposizione, con lo slogan divenuto ormai un mantra della protesta, la “Jabil non si tocca”.